Annunciato ormai più di un anno fa, l’accordo di libero scambio tra Gran Bretagna e Nuova Zelanda (ne avevamo scritto qui), che eliminerà i dazi sul 97% dei prodotti importati da Wellington a Londra, entrerà in vigore il 31 maggio, segnando una svolta epocale nelle relazioni commerciali tra i due Paesi. Che riguarda da vicino anche il vino, con un risparmio, per gli importatori britannici, di oltre 37 milioni di dollari neozelandesi, pari a 21,15 milioni di euro.
Per quanto lontana, geograficamente e numericamente, la Nuova Zelanda del vino è una concorrente importante per i produttori italiani, specie sul mercato britannico. Mediamente, la Nuova Zelanda produce 3,9 milioni di ettolitri di vino, contro i 48 milioni di ettolitri dell’Italia, di cui oltre 3 milioni di ettolitri destinati all’export: 1,65 milioni di ettolitri di vino fermo imbottigliato (pari ad una share del 3,1% del mercato) e 1,35 milioni di ettolitri di vino sfuso (pari ad una share del 3,8%), per un giro d’affari complessivo di 2,4 miliardi di dollari neozelandesi (1,4 miliardi di euro), che si traducono in un prezzo medio di 4,6 euro al litro. Il 21% dell’export di vino imbottigliato ed il 37% dello sfuso hanno come destinazione proprio la Gran Bretagna, per un controvalore, nel 2022, di 291 milioni di euro (+12% sul 2021), ma con ampi margini di crescita.
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