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Una casa di riposo per cuochi alla fine della carriera: da sogno di Gualtiero Marchesi a progetto, grazie alla Fondazione Molina di Varese. Ed oltre alle abitazioni per chef, una scuola di cucina per tramandare e approfondire la cultura culinaria

Il cuoco non è solo qualcuno che cucina, ma è un portatore di cultura, un divulgatore di valori legati alla salute e alle risorse agricole, ma anche alle tradizioni del Paese. Chi dedica tutta la propria vita alla cucina ha diritto ad avere dignità anche in vecchiaia: nasce così la Casa di riposo per cuochi, da un sogno di Gualtiero Marchesi a progetto vero e proprio della Fondazione Molina di Varese, cioè trasformare una palazzina indipendente in abitazioni per 12 cuochi alla fine della loro carriera, facendo fronte a tutte le necessità della vecchiaia, anche per le patologie più gravi.
Il progetto prevede anche la creazione, sempre all’interno della palazzina, di una scuola di cucina attrezzata dove si possa tramandare e approfondire la cultura culinaria. Sarebbe un modo unico e funzionale per la trasmissione dei saperi ai più giovani e per coinvolgere chi ha dedicato la propria esistenza alla cucina: scuola significa formazione nel segno della continuità, dal punto di vista teorico e pratico.
“Questa volta - scrive Gualtiero Marchesi - riesco a realizzare un progetto che sogno da almeno dieci anni. Una casa di riposo per cuochi, sulla falsariga di quella per musicisti, Casa Verdi dove fu accolta anche Giuseppina Serra, la madre di mia moglie, soprano di grandissimo talento, che iniziò a cantare a sedici anni, fu sul palcoscenico con Mascagni, e perse purtroppo la voce a ventisette anni. La mia passione per la musica è una passione personale e familiare a tal punto che ho spesso paragonato la cucina a uno spartito, le ricette all’opera che un compositore affida a chi deve eseguirle nel rispetto delle note, aggiungendo, come è naturale, la sua dose di interpretazione”.

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