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Una moda controversa: i pic-nic estivi tra vigneti, campi e ulivi lasciano Confcommercio perplessa. Mancano le autorizzazioni, il rispetto di norme igienico-sanitarie e di sicurezza e per Fipe rappresentano una concorrenza sleale verso i ristoranti

Mancano le dovute autorizzazioni, il rispetto delle norme igienico-sanitarie e di sicurezza e c’è un problema di concorrenza sleale. Ecco i motivi principali per cui Confcommercio storce il naso di fronte alla nuova moda dell’estate: i pic-nic sotto le stelle su prati, tra i vigneti, uliveti e campi coltivati che ormai si stanno diffondendo a macchia d’olio su tutto io territorio italiano. Serate organizzate da aziende agricole, che stanno incontrando i gusti di italiani e turisti e che spesso registrano il sold-out. Nei cestini del pic-nic formaggi, salumi, pane, piadina e vino a km0.
Un’attività di ristorazione minima che però fa storcere il naso all’associazione di categoria: un nuovo tipo di evento che sta diventando sempre più popolare ma che si rivela incompatibile con le leggi vigenti. Viene contestato il mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie e di sicurezza “con la mancanza - rincara Gaetano Callà, presidente di Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) - di autorizzazioni in materia di somministrazione di alimenti e bevande e per l’organizzazione di spettacoli”.
Diversi i fattori di rischio evidenziati: a partire dalla preparazione di cibi in cucine spesso insufficienti o la carenza di servizi igienici. Alla base della riflessione il problema della concorrenza sleale: per la Fipe alcune aziende agricole sono diventate veri ristoranti a cielo aperto e c’è un “doppiopesismo” a danno dei ristoratori. “Le aziende agricole - spiega Callà - possono aprire al pubblico per degustazioni, assaggi e vendita dei generi alimentari di produzione propria, non certo organizzare banchetti con centinaia di coperti, se non addirittura spettacoli con un biglietto d’ingresso, senza strutture attrezzate o autorizzate”.

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