La Cina sarà il primo mercato del vino mondiale, dicono tutti, anche se le importazioni, nei primi 3 mesi del 2019, hanno subito una frenata del -20% secondo i dati della dogana cinese. Eppure, tra i tanti fenomeni da seguire che animano il mercato cinese del vino, c’è quello della crescita enorme del vino sfuso importato dal Paese del Dragone per essere imbottigliato “in loco”, passato da 31 milioni di litri nel 2000, a 176 milioni di litri nel 2018, secondo i dati della World Bulk Wine Exhibition di scena nei giorni scorsi a Yantai, dal cui porto passa l’80% di tutto il vino sfuso che entra nel Paese. Con la Cina che è il Paese del mondo con la crescita maggiore nelle importazioni di vino non imbottigliato, e si posizione già al n. 5 dietro a Germania (615 milioni di litri), Francia (543), Uk (500), e Usa (251). Un dato che sorprende, forse, ma non più di tanto, se si considera, per esempio, quanto il fenomeno del “private label” sia diventato importante nel mercato mondiale del vino, che solo in Europa (dati Nielsen), mette insieme vendite per 90 miliardi di euro, e in Paesi come Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, vede le bottiglie con le insegne dei supermercati pesare per oltre il 60% delle vendite in gdo.
I maggiori fornitori di vini sfusi in Cina, spiegano ancora i dati della World Bulk Wine Exhibition, sono Cile, a 93 milioni di litri (+66% tra il 2017 ed il 2018) e Australia (45,9 milioni di litri, +22,8%), seguiti, a grandissima distanza, dalla Spagna (8,7 milioni di litri), e dalla Francia (6,7 milioni di litri), che al contrario è l’assoluta dominatrice delle importazioni cinesi di vino nel complesso, con una quota di mercato superiore al 50%.
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