Il cambiamento climatico si farà sentire anche nel calice perché imporrà di coltivare varietà di vite più resistenti all’aumento del caldo e della siccità. A fare il punto della situazione è un team di ricercatori dell’Università Statale di San Diego e dell’Università della California guidato dalla ricercatrice in Biologia Alessandra Zuniga in uno studio intitolato “Vitis vinifera L. varieties (cv. Cabernet Sauvignon and Chardonnay) vary in leaf water flux in response to elevated Co2 growing conditions and a gradual water deficit” - “Le varietà di Vitis vinifera L. (cv. Cabernet Sauvignon e Chardonnay) variano il flusso di acqua nelle foglie in risposta a condizioni di crescita con elevata Co2 ed al graduale deficit idrico”, pubblicato su “AoB Plants”, e che evidenzia come due delle varietà di uva più importanti al mondo, come Cabernet Sauvignon e Chardonnay, rispondono in maniera diversa allo stress idrico e ad un livello di Co2 elevato.
In particolar modo, lo studio ha esaminato come i due vitigni si sono comportati in condizioni controllate di livelli di Co2 sia ambientali (410 parti per milione) che elevati (700 parti per milione), abbinati a trattamenti di deficit idrico ben irrigati o gradualmente imposti. Sono state monitorate le principali risposte fisiologiche, come lo scambio di gas fogliari, l’efficienza intrinseca dell’uso dell’acqua (iWue) e l’evapotraspirazione (quantità d’acqua che dal terreno passa nell’aria allo stato di vapore per effetto congiunto della traspirazione, attraverso le piante, e dell’evaporazione, direttamente dal terreno, ndr) dell’intera pianta, per determinare come queste varietà di uva gestiscono l’assunzione di acqua e carbonio in un mondo che si riscalda sempre di più. Mentre entrambe le varietà hanno migliorato la loro efficienza nell’uso dell’acqua in condizioni di stress da Co2 e siccità, il Cabernet Sauvignon ha mostrato una maggiore resilienza, mantenendo un iWue più elevato e prestazioni fotosintetiche più stabili dello Chardonnay. In sostanza, il baluardo di Bordeaux sembra più adatto a sopportare un futuro con meno acqua e livelli di Co2 più elevati del popolare bianco della Borgogna.
Inoltre, questo studio ha scoperto che un’elevata concentrazione di Co2 porta ad una minore conduttanza stomatica nelle viti, il che significa che perdono meno acqua attraverso le foglie. Tuttavia, lo Chardonnay ha mostrato una maggiore sensibilità, rendendolo più vulnerabile alla disponibilità di acqua variabile. Per i coltivatori, questo implica che la scelta delle varietà di vite diventerà cruciale in aree caratterizzate da stress idrico. Il Cabernet Sauvignon, in particolare, evidenziano i ricercatori, sembra mantenere un uso dell’acqua più efficiente durante la siccità, rendendolo una scelta più sicura per climi caldi e secchi. Al contrario, la sensibilità dello Chardonnay solleva dubbi sulla sua coltivazione a lungo termine in regioni come la California e la Borgogna senza interventi di irrigazione.
I risultati guardano anche il delicato equilibrio tra stress della vite e qualità dell’uva. Mentre è noto che un deficit idrico moderato aumenta la concentrazione e la complessità dell’uva, uno stress eccessivo può ridurre la resa e alterare la chimica delle bacche in modo negativo. Studi precedenti hanno dimostrato che livelli elevati di Co2 influenzano l’accumulo di zucchero e la ritenzione acida alterando potenzialmente i profili aromatici e strutturali dei vini. Se il Cabernet Sauvignon prospera meglio in condizioni di elevata Co2 e limitata disponibilità idrica, secondo lo studio, i suoi vini potrebbero mantenere un migliore equilibrio in futuro. Tuttavia, se lo Chardonnay soffre di più in queste condizioni, potrebbe richiedere nuove tecniche viticole, o luoghi di coltivazione alternativi, per mantenere la sua eleganza e freschezza distintive evidenziando la necessità dell’industria vinicola di adattarsi a condizioni climatiche sempre più irregolari mantenendo qualità e sostenibilità, conclude lo studio.
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