Nonostante Brexit e pandemia, il Regno Unito resta un mercato strategico, ed in crescita, per il vino Italiano, con le cantine del Belpaese che, nei primi 9 mesi 2021, hanno esportato Oltremanica per un valore di 507 milioni di euro, in crescita del +6,1% (dati Istat analizzati da WineNews), che confermano il Paese come terzo mercato in valore per i vini italiani. Apprezzatissimi dai consumatori e dalla critica, come raccontano le tante etichette italiane inserite nella lista dei “Wines of The Year” 2021 by “Decanter”, rivista enoica di riferimento in Uk. Al top assoluto, come “Best White”, c’è un grande classico dell’enologia bianchista italiana, il Primo Terlaner I Grande Cuvée 2018 di Cantina Terlano, una delle perle dell’Alto Adige.
Etichetta tricolore che, insieme alla “Best Fizz”, ovvero lo Champagne Brut 2008 di Dom Pérignon, ed all’Hill Of Grace Eden Valley Sout Australia 2016 di Henschke scelto come “Best Red” (che, nella selezione 2020, era stato l’Amarone della Valpolicella Classico Fieramonte Riserva 2012 della griffe Allegrini, ndr), rappresenta “il meglio del meglio” di una selezione che, come detto, vede ben presente l’Italia.
Come il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Extra Dry Contrada Granda di Masottina al n. 9 (con la cantina della famiglia Dal Bianco, già presente anche nella “Top 100” 2021 by Wine Spectator, ndr) o, ancora dall’Alto Adige, il Konrad Oberhofer Vigna Pirchschrait Gewürztraminer di J Hofstätter, al n. 13, o al Soave Classico Ca’ Visco 2020 di Coffele, al n. 17. Al n. 22 un altro piccolo gioiello bianchista del Belpaese, il Montecitorio Derthona 2017 di Vigneti Massa, al n. 22, seguito, al n. 24, dal Brunello di Montalcino 2016 de Il Marroneto, cantina che è ormai diventata uno dei riferimenti qualitativi del grande rosso toscano (e già anche nella “Cellar Selection 2021” by Wine Enthusiast, con il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2016, ndr).
Seguito da un altro grande classico del vino italiano, al n. 28, ovvero l’Amarone della Valpolicella Mai dire Mai 2012 di Pasqua, tra le cantine di punta di uno dei più importanti territori “rossisti” del Veneto e d’Italia, che, sotto la guida della famiglia Pasqua, sta continuando una vera e propria rivoluzione qualitativa riconosciuta dal mercato e dalla critica, italiana e straniera. Al 29 un altro “must have” per gli appassionati di vino italiano, come il Barbaresco, nella versione 2017 dei Produttori del Barbaresco, cooperativa tra le più virtuose del Piemonte e non solo, seguito, tra gli italiani, ancora da un “classico” di nome e di fatto, ovvero il Chianti Classico 2018 Villa Cafaggio della griffe Basilica Cafaggio, in posizione n. 32. Seguito, al n. 40, da un altro alfiere del Gallo Nero, il Chianti Classico Riserva 2015 de I Fabbri, e, ancora, da due grandi alfieri del vino italiano, come il San Leonardo Vigneti delle Dolomiti 2015 della Tenuta San Leonardo, al n. 44, a “sua maestà” il Sassicaia 2018 della Tenuta San Guido, icona di Bolgheri (pluripremiato da ogni classifica e tra i vini che mettono d’accordo più guide italiane, 8 su 9, così come il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie de il Marroneto, ndr), al n. 45. Davanti al Primitivo di Manduria Feudo Croce Imperio LXXIV di Tinazzi, che chiude una selezione italiana che, come spesso accade, racconta di una qualità diffusa dal Nord al Sud, e firmata tanto da piccole griffe che da realtà più strutturate, così come da cooperative virtuose.
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