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Zonin1821 completa il passaggio generazionale in atto da anni: Domenico Zonin nuovo presidente, Francesco, Michele e Giuseppe, vicepresidente, Massimo Tuzzi, ad. E guarda al futuro con un fatturato 2015 da record: 186 milioni di euro (+14% sul 2014)

Italia
Next generation in Zonin1821

Per le cantine italiane, spesso imprese di famiglia, il passaggio generazionale non è mai una cosa semplice, e serve tempo per costruirlo. Tanto più se l’azienda è grande. E se è una delle realtà private più grandi d’Italia, come Zonin1821 (oltre 2.000 ettari di vigneto in 9 tenute in 7 regioni del Belpaese, dal Piemonte alla Sicilia, oltre alla americana Barboursville Vineyards in Virginia, export in 110 Paesi nel mondo, che vale l’85% del fatturato, nel 2015 a 186 milioni di euro, +16% sul 2014, ndr), può richiedere anni. E quello che si “ufficializza” oggi, 23 marzo 2016, con il nuovo assetto della governance che vede Domenico Zonin diventare presidente Zonin1821 al posto del padre Gianni, con i fratelli Francesco e Michele, e Giuseppe Zonin, vicepresidenti, e Massimo Tuzzi nuovo amministratore delegato, come annunciato in una lettera inviata dalla famiglia Zonin ai collaboratori dell’azienda, è solo l’ultima tappa di un percorso iniziato nei primi anni 2000 (www.zonin1821.it).
Dal 2006, in particolare, quando Domenico, Francesco e Michele, con competenze diverse, hanno di fatto iniziato prima ad occuparsi dell’azienda e poi, a guidarla contribuendo in maniera decisiva ad allargarne il mercato a livello globale, triplicando, in poco più di un decennio, un fatturato già decisamente solido e una struttura sana, quale era quella messa in piedi dal padre Gianni, presidente dal 1967 della società fondata dallo zio, Domenico Zonin, che, nel 1921, decise di valorizzare terreni e vigne di proprietà dove la famiglia produceva vino già dal 1821, dando vita a Zonin1821. In un percorso che oggi vive uno step ulteriore, a conferma di una evoluzione programmata per guardare al futuro prossimo, ma anche a lungo termine, e che si concretizza in uno dei momenti più delicati per la famiglia, per vicende esterne all’azienda vinicola.
“Non è certo facile ricevere il testimone da una persona di grande esperienza - commenta Domenico Zonin (che è anche presidente dell’Unione Italiana Vini e vice presidente del Comité Européen des Entreprises Vins) - ma sono lusingato e pronto a questa nuova sfida. I cambiamenti fanno parte della vita delle aziende e il passaggio generazionale è un processo naturale di ogni realtà famigliare. Il nostro passaggio di consegne era iniziato esattamente 10 anni fa, è avvenuto per gradi e condiviso con tutti i nostri 800 collaboratori in Italia e nel mondo. Oggi è stato, dunque, ufficializzato senza sorprese, ma con grande serenità e partecipazione. La Zonin1821 è pronta a dare continuità alla propria storia, forte anche di una struttura che ha saputo temprarsi nel tempo: molti giovani manager oggi sono diventati colonne portanti insieme alle quali scrivere il nostro futuro. Tutti noi siamo molto orgogliosi dell'azienda per cui lavoriamo, saremo ancora più impegnati a farla crescere ed a promuovere il vino italiano nel mondo”.
Una strada che continua senza soste, dunque, quella percorsa da una delle realtà più importanti del vino italiano che, forte di risultati economici e riconoscimenti qualitativi importanti arrivati con regolarità negli ultimi anni, guarda al futuro con modernità, mettendo insieme esperienza e gioventù, visto che “l’età media dei nostri dirigenti di prima linea è attorno ai 40 anni e quella dei collaboratori dei diversi comparti è di 30 anni, fattori che ci permettono di lavorare in mondo sempre più dinamico. Abbiamo sempre puntato con decisione a valorizzare i territori a maggior vocazione vitivinicola e a promuoverli sui mercati esteri principali ed emergenti attraverso le nostre filiali Zonin USA, Zonin UK e Zonin China, nate anni fa grazie ad una lungimirante visione del futuro del mercato del vino”, si legge nella lettera.
Un percorso di crescita, quello della Zonin, partito dal Veneto, dalla tenuta storica di Gambellara, e che ha iniziato a svilupparsi in maniera organica nel 1970, con l’acquisto della Tenuta Ca’ Bolani, in Friuli Venezia Giulia, proseguito poi in Toscana, nel 1979 con Castello d’Albola, nel Chianti Classico, e poi con Abbazia Monte Oliveto a San Gimignano, terra della Vernaccia. Senza dimenticare, nel frattempo, l’acquisizione di Barboursville, in Virginia (Usa), nel 1976. A cui poi sono seguite il Piemonte, nel 1985, con Castello del Poggio ad Asti, la Lombardia, nel 1987, con la Tenuta il Bosco, nell’Oltrepò Pavese. Poi la Zonin ha guardato al Sud Italia, prima con Feudo Principi di Butera, in Sicilia, nel 1997, e poi in Puglia, nel 2000, con Masseria Altemura, nel Salento, con in mezzo l’acquisto della terza realtà toscana del gruppo, Rocca di Montemassi, in Maremma.
“Questo ultimo tassello, che completa e definisce ufficialmente il passaggio generazionale di Zonin1821, nel solco della continuità famigliare che si apre ad una gestione di preziosa competenza manageriale - si legge ancora nella lettera - porta avanti la missione del fondatore Domenico Zonin, continua il viaggio intrapreso da Gianni Zonin e tramanda il sistema di valori e cultura di una realtà simbolo del vino italiano, la nostra, che si avvia a compiere 200 anni ma che oggi è ancora più giovane, moderna e intraprendente. Ora siamo pronti a cogliere tutte le sfide che il futuro ci riserva, fiduciosi che saprete accompagnarci nel raggiungere gli obiettivi ambiziosi che ci siamo posti e che intendiamo condividere insieme per scrivere con tutti voi le prossime pagine della nostra storia”.

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