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IL DATO

Verso Grandi Langhe: cresce il vigneto Dop, a 9.574 ettari sui 9.105 del 2008

I dati del Consorzio del Barolo. A trainare Barolo, Barbaresco e Doc Langhe, ma (dal 2015) torna a crescere anche la Barbera dʼAlba
BARBARESCO, BAROLO, Italia
I vigneti di Michele Chiarlo nel Cerequio, uno dei cru più prestigiosi di Barolo

Si avvicinano con la consapevolezza di una vendemmia 2018 superiore alle attese i giorni di Grandi Langhe, lʼevento firmato dal dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, insieme al Consorzio Tutela Roero, che il 28 ed il 29 gennaio ad Alba, nel cuore del territorio Patrimonio Unesco, porterà giornalisti e buyer da tutto il mondo a degustare in anteprima le nuove annate di Barolo (2015), Barbaresco (2016), Roero (2016) e le Doc Langhe. I vini pronti ad entrare in commercio nel calice, dunque, mentre i dati e le analisi parlano di unʼannata 2018 molto equilibrata, in crescita del 5% in volume sul 2017, con un quantitativo di oltre 62,5 milioni di bottiglie potenziali, nel complesso, con vini che, considerato l’andamento climatico e le prime valutazioni post-vendemmia, dovrebbero esprimere armonia ed eleganza.
Ma interessante è analizzare i dati sulla produzione e sulle superfici dellʼintero territorio, forniti dal Consorzio del Barolo. Per le nuove annate di Barolo e Barbaresco, in assaggio in anteprima a Grandi Langhe, si evidenzia un potenziale di produzione di oltre 14 milioni di bottiglie per il Barolo 2015 e più di 4,5 milioni di bottiglie di Barbaresco 2016. Per lʼannata 2018, invece, si parla di 14,1 milioni di bottiglie di Barolo, 4,7 di Barbaresco, ma anche di 16,3 milioni di Langhe Doc, 12 milioni di bottiglie di Barbera dʼAlba, 6,5 di Dolcetto dʼAlba, 4,6 di Nebbiolo dʼAlba, 2,8 di Dogliani, 982.949 di Dolcetto di Diano dʼAlba e 159.040 di Verduno Pelaverga, per un totale, come detto, di 62,5 milioni di bottiglie, in crescita sui 59,2 milioni del 2017. Ma se il dato di produzione è, ovviamente, legato anche a contingenze stagionali, legate al clima e non solo, ancor più interessante è il dato legato agli ettari vitati a denominazione. Nel complesso, nelle Langhe, sono 9.574, sui 9.105 del 2008, ed a crescere sono tutte le Dop più prestigiose. Il Barolo, per esempio, cresce ininterrottamente da un decennio, e oggi è sui 2.149 ettari, rispetto ai 1.797 del 2008. Un aumento importante, se si considera che oggi, un ettaro a Barolo, secondo stime raccolte da WineNews, ha un valore di mercato intorno a 1,2 milioni di euro ad ettaro (che arriva a 2,5 nei cru più importanti). In crescita anche Barbaresco, a 763 ettari nel 2018, sui 700 del 2008. In crescita, nel decennio, anche i vigneti destinati alla Doc Langhe, praticamente raddoppiati, e passati da 1.090 a 1.905, e crescono anche il Nebbiolo dʼAlba, passato da 700 a 949 ettari, ed il Verduno Pelaverga, da 17 a 22 ettari. In declino, invece, Dogliani (da 1.055 ettari a 846), il Dolcetto di Diano dʼAlba (da 292 a 236 ettari), ed il Dolcetto dʼAlba (da 1.645 a 1.092 ettari). In calo, sul 2008, anche la superficie della Barbera dʼAlba, passata da 1.809 ettari a 1.610, ma con una netta inversione di tendenza dal 2015, quando gli ettari rivendicati erano 1.561.
Numeri che raccontano di un territorio ampio e variegato, che si concentra sempre di più sulle sue produzioni più prestigiose e di maggior valore economico.
Che si racconteranno nel calice tutte insieme, ad Alba, capitale del grande vino e del tartufo bianco, dove gli spazi espositivi (Palazzo Mostre e Congressi, Piazza Medford), con 206 cantine e oltre 600 operatori specializzati e giornalisti provenienti da più di 20 Paesi, saranno suddivisi in base ai Comuni di provenienza delle cantine: una divisione territoriale ordinata, per consentire ai partecipanti di apprezzare la varietà dei prodotti e cogliere a fondo il valore delle Menzioni Geografiche Aggiuntive di Barolo, Barbaresco, Roero e Diano.
Grandi Langhe rappresenta anche l’occasione per il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani di inaugurare la nuova campagna di comunicazione incentrata sulla valorizzazione delle sue attività storiche - ovvero la tutela del marchio e la gestione delle denominazioni - ma anche sull’aspetto promozionale del territorio e delle sue realtà vitivinicole: “un’attività che sarà consolidata nel corso del 2019 e oltre - annuncia Matteo Ascheri, presidente del Consorzio - e ci saranno importanti novità che presenteremo nei prossimi mesi e che riguardano soprattutto l’internazionalizzazione e la promozione al consumatore finale”.

Focus - La vendemmia 2018 nelle Langhe
L’annata 2018 si è aperta con un inverno lungo e ricco di precipitazioni che hanno ristabilito la dotazione idrica del suolo, che si era affievolita a causa dell’andamento climatico dell’annata precedente. La stagione invernale si è protratta fino all’inizio del mese di marzo con temperature inferiori alla media degli ultimi anni, portando a una ripresa vegetativa della vite lenta e graduale, che si è completata alla fine del mese stesso. Il germogliamento è stato uniforme senza i problemi dovuti alle gelate tardive. La primavera è proseguita nel segno di quanto osservato a fine inverno, con precipitazioni frequenti e temperature non elevate, lasciando presagire un’annata che si sarebbe sviluppata secondo tempistiche ‘classiche’ e in ogni caso non anticipata come la precedente; previsioni poi confermate dal prosieguo della stagione. Tra la fine del mese di maggio e l’inizio del mese di giugno nel nostro areale viticolo, vi è stato un periodo caratterizzato da numerose perturbazioni che hanno portato abbondanti piogge, le quali hanno creato qualche difficoltà ai viticoltori dal punto di vista della gestione del vigneto. Dove non si è potuto intervenire con tempestività si sono infatti registrate problematiche legate all’insorgere di malattie fungine. La fioritura e la successiva allegagione si sono svolte in modo regolare ed in condizioni climatiche ottimali, lasciando intendere sin da subito che l’annata sarebbe stata abbondante, come di fatto si è poi constatato in seguito alla chiusura grappolo. Per quasi tutti i vitigni si è reso necessario intervenire con operazioni di diradamento mirate a contenere la produzione entro i limiti previsti dai singoli disciplinari di produzione. Lo sviluppo della stagione estiva è stato graduale ed a partire dalla metà di luglio le temperature si sono alzate sensibilmente. Queste, accompagnate da un lungo periodo di bel tempo stabile, hanno favorito la maturazione delle uve senza però determinare anticipi sulle tempistiche legate alla previsione di vendemmia. Le operazioni di raccolta sono iniziate con il mese di settembre per le uve destinate a vini spumanti per poi proseguire con la raccolta delle altre uve a bacca bianca fino al venti settembre circa. I dati a nostra disposizione indicano un tenore alcolometrico stimato non eccessivo che, unito ad un tenore in acidità sufficientemente elevato, garantisce un buon supporto alla dotazione aromatica delle bacche.
Il Dolcetto è stato il primo vitigno a bacca nera ad essere vendemmiato e si presenta con un tenore in zuccheri nella media, mentre le acidità risultano essere a livelli inferiori rispetto alle ultime annate, anche se il pH nei mosti si mantiene a livelli consueti. Questo è dovuto principalmente al rapporto fra le due componenti acide principali: infatti l’acido malico si è degradato, grazie alle temperature diurne elevate di fine agosto-primi di settembre, mentre l’acido tartarico formatosi all’inizio della stagione quando le temperature più basse ne hanno favorito la sintesi, si è conservato nelle bacche in buona concentrazione. Questo fenomeno lo si è potuto constatare anche sulle altre varietà a bacca nera con maturazione più tardiva. La Barbera si è caratterizzata per un buono stato di salute pur presentando una certa eterogeneità tra vigneti dovuta principalmente al carico produttivo: laddove quest’ultimo è stato più abbondante la gestione del vigneto è stata più complessa ed anche i parametri legati alla maturazione ne hanno risentito registrando dati inferiori rispetto a quelli con una produzione meno elevata. Il mese di settembre, come ormai da qualche anno a questa parte, ha avuto un andamento climatico favorevole contribuendo alla qualità dei vini ottenuti dai vitigni con un ciclo vegetativo medio-lungo che ne hanno potuto beneficiare a pieno. Il Nebbiolo, infatti, è arrivato alla raccolta secondo le tempistiche classiche ovvero con l’inizio del mese di ottobre e le operazioni di vendemmia sono durate circa tre settimane. A differenza delle altre varietà il carico produttivo è stato contenuto con alcune situazioni che hanno visto parti di vigneto con pochi grappoli, fenomeno essenzialmente da ricondurre all’andamento climatico dell’anno precedente, in particolar modo al caldo anomalo registrato nel periodo durante il quale avviene la differenziazione delle gemme a frutto. Sia nell’areale del Barolo che in quello del Barbaresco le gradazioni zuccherine sono aumentate nell’ultimo periodo della stagione e si è osservata un’accelerazione della maturità fenolica che ha consentito di arrivare alla vendemmia con parametri eccellenti. Tutto questo, abbinato a un livello di acidità ideale, consentirà di ottenere vini armonici con un’ottima predisposizione all’invecchiamento. In conclusione possiamo affermare che è stata un’annata di stampo tradizionale che ha richiesto attenzione da parte dei viticoltori nella gestione del vigneto, consentendo di ottenere risultati superiori alle attese di inizio campagna.

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