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PROGETTO VISIONARIO

Tra storia e futuro: è Serra Ferdinandea, prima joint venture Sicilia-Francia, con Planeta e Oddo

40 ettari di vigna tra Sciacca e Sambuca, con i vini che, prima volta per la Sicilia, saranno distribuiti da un negociant di Bordeaux

Il vino sa raccontare storie di impresa che vanno oltre il vino. Sono storie che raccontano la voglia di non fermarsi nella valorizzazione del territorio, pur essendo già stati protagonisti della rinascita e della consacrazione della propria terra. Storie che raccontano la voglia di guardare sempre avanti, aprendosi al confronto con altre visioni, che sfocia, a volte, in vere e proprie collaborazioni d’eccezione, legate da una comune propensione ad immaginare un nuovo futuro ancorato ad un grande passato. Come la storia, straordinaria e peculiare, di Serra Ferdinandea, una nuova azienda vinicola che nasce in Sicilia, tra Sciacca e Sambuca di Sicilia, dalla joint venture tra Planeta, una delle grandi famiglie enoiche che hanno segnato il rinascimento enoico dell’Isola, con un radicamento forte in tutti i territori più importanti, come Menfi, Vittoria, Noto, l’Etna e Capo Milazzo, e Oddo, famiglia francese protagonista di un progetto progetto internazionale di altissimo profilo: fondare, da soli o insieme ad importanti partner locali, delle nuove aziende vinicole votate all’eccellenza. Avviato da Lorraine Oddo - con la preziosa collaborazione di un grande professionista come Bertrand Otto che ha pilotato per 25 anni le attività viticole di Edmond de Rothschild - questo progetto ha avuto una rapida partenza, e le aziende sono già cinque: in Francia Domaine du Vallon des Glauges e Tible, in Côtes de Provence, un ambizioso progetto in Sancerre con un partner d’eccezione come Pascal Jolivet, Taaibosch e Pink Valley in in Sudafrica. E ora, la nuova avventura con Planeta, a Serra Ferdinandea in Sicilia, storia che rappresenta anche uno dei primissimi investimenti dall’estero nella Sicilia del vino, aspetto che avvalora ancora di più la grande crescita dei vini del “continente enoico” siciliano a livello mondiale. E d’altronde, per Planeta, una delle sfide è “essere portavoce della Sicilia che torna ad attirare imprenditori e progetti di respiro internazionale”. Con i vini, a base di varietà siciliane come Nero d’Avola e Grillo, e francesi come Syrah e Sauvignon Blanc, che saranno distribuiti, novità assoluta per una realtà siciliana, da un negociant di Bordeaux, ovvero Diva, uno dei nomi più importanti della “Place du Bordeaux”. Nascerà una cantina dedicata, e le prime bottiglie di bianco, rosè e rosso vedranno la luce nel marzo del 2021, da uve della vendemmia 2019. Si parla di un azienda nata con un investimento di 3 milioni di euro, per 100 ettari di estensione totale, di cui 40 di vigneti (10 già piantati e 30 che lo saranno nei prossimi 2 anni), condotti con particolare attenzione alla sostenibilità, e 60 di macchia mediterranea, per una produzione che, a regime, sarà di 200.000 bottiglie.
L’obiettivo condiviso dalla famiglia Oddo e dalla famiglia Planeta, è tanto semplice quanto ambizioso: una partnership paritetica per dare vita - in Sicilia - a un’azienda vinicola d’eccellenza, e farla competere nell’arena dei grandi vini del vecchio e del nuovo mondo, condividendo esperienze agricole, enologiche e distributive. Un progetto che è territoriale e transnazionale al tempo stesso, che trae il meglio da entrambi gli approcci, superandone le criticità ed esaltando le sinergie.
A capo del progetto siciliano saranno Lorraine Oddo da un lato, e dall’altro Alessio Planeta, che apporterà i suoi trent’anni di assiduo lavoro sul territorio. Il tutto avvalendosi della consulenza e della grandissima esperienza di Florent Dumeau, enologo bordolese che segue da anni sia Planeta che tutte le aziende del gruppo francese.
Dopo una ricognizione tanto accurata quanto rapida - decisiva è stata la profonda conoscenza del territorio siciliano maturata da Planeta - la scelta è caduta su un appezzamento di terra da vino di rara bellezza, a 450 m s.l.m. nel territorio tra Sciacca e Sambuca di Sicilia, a poca distanza dal mare del Canale di Sicilia e dal Monte Kronio (Sciacca) - dove è stato fatto quello che probabilmente è il più antico ritrovamento di vino di tutto l’occidente, datato 6.000 anni fa - e dal palmento rupestre fenicio detto “della Risinata” (Sambuca di Sicilia). Un luogo dove la vite ha radici che sono tra le più antiche di tutto il Mediterraneo, se non le più antiche in assoluto, come testimoniano questi ritrovamenti archeologici.
Un’area dove il paesaggio collinare muta e diventa quasi montano, in un alternarsi di radure e creste rocciose, di quelle che in dialetto locale vengono chiamate “serre”. Volgendosi verso il mezzogiorno, nella stessa direzione di Pantelleria, si intravede il lembo di mare dove si trova la leggendaria Isola Ferdinandea, di origina vulcanica, letteralmente emersa da un’eruzione nel 1831: da qui il nome dell’azienda - Serra Ferdinandea - che riassume sia le caratteristiche più strettamente fisiche del luogo che le aspirazioni più intime e quasi metafisiche di questa sfida imprenditoriale. Il terreno sotto i piedi e l’orizzonte davanti agli occhi. L’Isola contesa tra diverse nazioni ma che mai appartenne ad alcuna, “Insula in mari nata”, venuta alla luce da una catena di vulcani sottomarini che si allungano sul Canale di Sicilia, che ha ispirato - tra gli altri - scrittori come Verne, Pirandello e Camilleri. “Un’utopia che talvolta - per il capriccio della natura o per la volontà dell’uomo - può contraddire il proprio nome e avere luogo. Terra e mare, “Serra” e isola si sono uniti, così come Sicilia e Francia. Ed è nata Serra Ferdinandea: il racconto della Nuova Isola”, commentano con una voce Oddo e Planeta.

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