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TERRITORI DA SCOPRIRE

Il vino, la storia, l’architettura, il paesaggio: la Romagna del vino racconta le sue anime al mondo

Dal Sangiovese al Trebbiano e all’Albana (e non solo), che disegnano un entroterra poco conosciuto, valorizzato dal Consorzio Vini di Romagna

Le sue colline sono meno conosciute della costa, che qui è “la Riviera” simboleggiata dalla Rimini di “Amarcord” e “Otto e mezzo”, de “I Vitelloni” e “La strada” di Federico Fellini (a cui è dedicato il Fellini Museo, polo museale diffuso nella città che apre i battenti proprio in questi giorni). Ma anche per questo i Colli della Romagna sono ancora intatti e da far scoprire, seguendo le rotte del Sangiovese, che li tocca tutti, con le sue 16 sottozone, dell’Albana, a cui si affiancano chicche come la Cagnina, il Pagadebit o la Rebola, che disegnano i territori delle Romagna. Scrigno di vini antichi ma anche di città d’arte ed i borghi dell’entroterra, dove si esprime l’anima romagnola, concreta e operosa, che si ritrova nell’architettura, nella bellezza dei paesaggi, nell’eccellenza dei motori e della cucina ovviamente. Intreccio virtuoso tutto da raccontare, ancora, su cui ha puntato il Consorzio di Romagna, guidato da Ruenza Santandrea e dal direttore Filiberto Mazzanti, che mette insieme 114 soci, 7 cooperative, 5 imbottigliatori, 102 produttori di vino, e una filiera fatta da 5.200 vignaioli che producono uva, in un territorio in cui si produce il 62% del vino di tutta l’Emilia Romagna (Regione che esprime un valore alla produzione di oltre 320 milioni di euro, per un export che nel 2020 ha superato i 335 milioni di euro, e nel primo trimestre 2021 è cresciuto del 4% sullo stesso periodo 2020, dati Istat). E che, in questi giorni, si racconta, in modo itinerante, in “Vini ad Arte 2021 - Quando l’uva è un capolavoro”, dal 26 al 30 agosto, portando alla scoperta del territorio, con una tappa di soggiorno in “stile felliniano” al Grand Hotel di Rimini, l’imolese e il faentino, con la consueta degustazione tecnica al Mic, il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, per la presentazione delle nuove annate del Romagna Sangiovese e dell’Albana. D’altronde, la Romagna terra del vino, è anche il territorio di mille “cartoline” che vanno da Cesena, nell’antica “Signoria dei Malatesta”, a Bertinoro, il “Balcone della Romagna”, da Imola, la “Città dei Motori”, a Faenza, la “Città della Ceramica”, che si possono visitare seguendo anche le oltre 100 cantine e gli itinerari di www.cartolinedallaromagna.it, portale del Consorzio che si rivolge alla fascia più giovanile e curiosa, con quasi 200 ristoranti e 80 botteghe storiche e artigianali che ospitano i vini della Romagna. Uno dei progetti a cui il Consorzio ha lavorato, anche in tempo di pandemia, e che inizia a dare i suoi frutti.
“Abbiamo fatto un lavoro importante già dall’estate2020, con produttori ed esperti esterni, abbiamo lavorato sullo studio ed il racconto del suolo, del sottosuolo, dei vitigni, della storia, della cultura e dell’architettura della Romagna - spiega, a WineNews, Ruenza Santandrea - perchè una delle cose che abbiamo riscontrato è il fatto che la Romagna come territorio del vino è ancora sconosciuta. È molto conosciuto il mare, ma dell’entroterra si sa poco, non solo sul fronte del vino. Questo ha fatto sì anche che le nostre colline siano rimaste intatte, ma ora vanno fatte conoscere e raccontante, che è uno degli obiettivi di “Vini ad Arte 2021 - Quando l’uva è un capolavoro”. Dove non si assaggeranno solo i vini, ma si vivranno i territori, si conosceranno i produttori nelle loro zone, e faremo anche degustazioni di uve della vendemmia 2021, per far conoscere la materia prima. Vogliamo far percepire il territorio, spiegarlo, raccontarlo, farne capire lo spirito, non solo far degustare il vino”.
Vino che, come accade in tante zone d’Italia, si declina al plurale. “Il Sangiovese è in tutta la Romagna (così come in Toscana, ma con profonde differenze da ogni punto di vista, ndr), ma con differenze spiccate a seconda di suolo, clima e “cultura” di produzione - spiega Ruenza Santandrea - e abbiamo 16 sottozone (Imola, Serra, Brisighella, Marzeno, Modigliana, Oriolo, Castrocaro, Predappio, Meldola, Bertinoro, Mercato Saraceno, Cesena, Longiano, Veucchio, Coriano e San Clemente, ma anche del Trebbiano (che qui è diverso da quello della pianura emiliana) tutte da raccontare, perchè tra l’altro producono le punte di diamante del Sangiovese di Romagna (rappresentano il 4 % della produzione romagnola, pari a 434.133 bottiglie), con disciplinari singoli ma con punti in comune su altitudini, rese, e di fatto in purezza, anche se il disciplinare dice 95%. E poi c’è la storia dell’Albana Docg, della Rebola, nel territorio riminese, ed è un racconto ancora da fare. Perchè la Romagna è un pezzo dell’Emilia-Romagna, ma è molto diversa dell’Emilia (dove domina il Lambrusco, re dei vini frizzanti italiani, con 160 milioni di bottiglie prodotte sui 400 totali di frizzanti italiani, che nel 2020 secondo il rapporto Uiv-Unione Italiana Vini hanno mosso complessivamente un fatturato di 429 milioni di euro all’estero e 305 milioni di euro nella grande distribuzione italiana, ndr). Che sono due terre, allo stesso tempo, unite e divise dalla Via Emilia, costruita 200 anni prima della nascita di Cristo, e che demarca la pianura della collina. E quella della Romagna è la viticoltura di collina che vogliamo spiegare e far conoscere”.

Intanto, dopo le difficoltà comuni a tanti del 2020, il mercato dei vini romagnoli sembra tornato a tirare: “i produttori più piccoli hanno sofferto molto nelle chiusure - spiega ancora Ruenza Santandrea - ma ora le cose stanno andando bene, in questi mesi estivi molti dicono che le cose vanno meglio che nel 2019, così come le aziende più grandi che essendo più forti all’estero hanno sofferto meno. Il sentiment è positivo, ci sono buone possibilità di recuperare quanto perso nel 2020. All’estero i nostri vini stanno andando bene in Usa, in Uk, in Germania e anche in Cina, e sul territorio il turismo è tornato, i nostri agriturismi sono tutti pieni anche di tanti turisti europei, ed è un segnale importante e che fa ben sperare nel futuro”.

In un territorio meno conosciuto, quello della Romagna dell’entroterra, dove il vino è elemento storico e fondate di socialità ed economia, e la vigna disegna gran parte del paesaggio tra castelli, retaggio di tante piccole signorie del passato, luoghi d’arte e di cultura, in una terra che il giornalista Guido Nozzoli ha definito “una terra senza confini, che non si riconosce dai boschi, dai monti, dai fiumi, dal clima, ma dalla gente e dalle sue abitudini. Non una regione geografica, dunque, ma una regione del carattere, un’isola del sentimento. Un pianeta inventato dai suoi abitanti”.

Focus - “Vini ad Arte 2021 - Quando l’uva è un capolavoro”, le cantine protagoniste sono ...
Ballardini Riccardo, Battistini, Berti Stefano, Bissoni, Bolè, Branchini, Ca’ di Sopra, Ca’ Perdicchi, Calonga, Cantina Fiammetta, Cantina Tozzi, Casadei, Caviro, Celli, Cesari, Claudio Pastocchi, Conde’, Drei Donà, Enio Ottaviani, Fattoria Monticino Rosso, Fattoria del Piccione, Fattoria Nicolucci, Fattoria Poggio San Martino, Fattoria Zerbina, Gallegati, Galli Franco, Giovanna Madonia, Giovannini, I Muretti, La Collina del Tesoro, La Franzona, Merlotta, Noelia Ricci - Pandolfa, Palazzona Di Maggio, Pertinello, Pian del Vedreto, Piccolo Brunelli, Podere dell’Angelo, Podere La Berta, Podere Vecciano, Poderi dal Nespoli, Poderi Morini, Poggio della Dogana, Rocche Malatestiane, San Valentino, Spalletti Colonna di Paliano, Tenuta Santa Lucia, Tenuta Casali, Tenuta Il Plino, Tenuta La Viola, Tenuta Masselina, Tenuta Saiano, Tenuta Santini, Tenute d’Italia, Torre San Martino, Tre Monti, Trerè, Villa Bagnolo, Villa Papiano.

Focus - I dati di produzione delle denominazione principali della Romagna (dati 2020)

Romagna Sangiovese Doc
Romagna Sangiovese Doc, la denominazione più importante, con una superficie totale coltivata di 6.235 ettari; prodotti 86.310 ettolitri pari a 11,5 milioni di bottiglie, in leggero ridimensionamento rispetto all’ottima annata 2019. Per il Romagna Sangiovese Doc Sottozona (ai vertici della piramide della Denominazione): prodotti 3.256 ettolitri (il 4% della produzione romagnola), pari a 434.133 bottiglie, un dato significativo perché in forte crescita: sono richieste dal mercato, con uno spunto di prezzo significativo. La produzione di Riserva è di 1,4 milioni di bottiglie, un dato che si conserva stabile grazie all’affezione notevole che mantiene le vendite regolari di anno in anno; stesso discorso per la tipologia Superiore, che si attesta intorno ai 3,7 milioni di bottiglie.

Romagna Albana Docg
Romagna Albana Docg: superficie coltivata 818 ettari, 5.673 ettolitri pari a 756.400 bottiglie (di cui 230.000 di Albana dolce e 487.000 in versione secca, in crescita); il Passito continua ad essere estremamente apprezzato anche all'estero.

Romagna Trebbiano Doc e non solo
Romagna Trebbiano Doc, superficie totale coltivata 14.170 ettari, 8.678 ettolitri pari a 1,2 milioni di bottiglie. Si segnala anche il dato del Rubicone Igt, che sfiora i 92 milioni di bottiglie, e gli ultimi arrivati lo scorso anno, Romagna Doc Spumante (bianco e rosato), con 292.000 bottiglie. C'è stata una flessione del 7,5% rispetto agli imbottigliamenti del 2019. Il prezzo dell'uva invece non ha subito contrazioni, grazie al contraccolpo economico positivo in estate, dato dalla tanta frequentazione di colline e cantine dei piccoli produttori.

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