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IL MERCATO ENOICO

Vino italiano: export in crescita (ma non ovunque), ma gdo in calo nei primi 3-4 mesi 2022

I dati Nomisma per Federvini. L’89% degli italiani consuma vino (soprattutto ai pasti), il 92% lo ritiene un’eccellenza nazionale

Dopo il record di 7 miliardi del 2021 continuano a crescere le esportazioni di vino italiano, ma non ovunque. Mentre è sensibile il calo nel canale della grande distribuzione, che era cresciuta a ritmi elevatissimi, tra lock down e pandemia (ma torna a crescere il consumo fuori casa). È il quadro tracciato dall’Osservatorio Federvini, con i dati Nomisma, presentati nell’assemblea generale Federvini, guidata da Micaela Pallini (con il comparto vino guidato da Albiera Antinori, presidente della Marchesi Antinori, uno dei nomi più belli ed importanti del vino italiano nel mondo, ndr). Nel dettaglio, le vendite di vino in Gdo, discount inclusi, calano del -9,6% in valore nel primo quadrimestre 2022 sul 2021, fermandosi a 894 milioni di euro.Con i vini fermi e frizzanti, che valgono l’80% del totale, e che arretrano del -9,1%, e gli spumanti, che pesano per il 19,6%, a -9,7%. Con un calo dei vino Dop del 10,7% in valore e dell’11,2% in quantità, gli Igp giù del -8,7% in valore e del 9,7% in volume, ed i generici a -9,6% in volume e del -8,1% in valore.
Di contro, cresce l’export, nel complesso: la sintesi dei primi tre mesi 2022 nei principali mercati parla di una stima tra il +12% ed il +15% in valore sul 2021, ma con delle differenze. In Usa, la crescita in valore è del +11,3% tra gennaio e marzo (ma il mercato Usa cresce del 19,4%), vola il Regno Unito a +82,1%, con l’Italia che quasi doppia il mercato britannico), così come in Canda, dove il Belpaese cresce del 32,1%, e soddisfazioni arrivano anche da Corea del Sud, a +21,7%, Norvegia, a +14,6%, Svizzera, +7%, e Australia, +1,6%, mentre soffrono la Germania, a -16% (contro un -11,8% dell’import complessivo), la Cina, -9%, ed il Giappone, dove le importazioni complessive sono in forte crescita, al +19,8%, ma il Belpaese perde il -10%. Spiccano le bollicine, con valori in crescita del 130% in Uk, del 93,7% in Canada, del +54% iin Corea del Sud, del +25% in Usa e del +23,1% in Svizzera. Dati positivi, dunque, ma, guardando ai competitor, l'Italia, nel trimestre cresce meno di Francia (+23,6%) e Usa (+24%), con la Spagna, invece in calo del -3,3%.Quello che conforta è che il vino italiano ha una grande penetrazione e reputazione nel Belpaese. L’89% dei italiani tra 18 e 73 anni ha bevuto vino almeno una volta negli ultimi 12 mesi, con rossi bianchi e bollicine in oltre l’80% dei casi, rosè fermi nel 63% e vini liquorosi nel 43%, con un consumo che, in pieno modello mediterraneo, nell’84% dei casi avviene durante i pasti, nel 9% dei casi in celebrazioni ed eventi speciali, e nel 6% dei casi come aperitivo. Ma cresce anche il vino mixato, tra spritz (56%), altri cocktail a base di vino (38%) e ready to drink in bottiglia (28%).Vino che si è bevuto soprattutto a casa (80% dei casi), e acquistato soprattutto in gdo (52% in supermercati ed iper, 8% nei discount), dal produttore (21%) o in enoteca (11%), con l’on line in crescita ma ancora marginale, anche se il 29% dei consumatori lo ha provato almeno una volta. Il criterio di scelta principale è ancora l’origine, al 37% (il 24% indica il territorio, il 13% la denominazione), poi viene il prezzo al 26%, e poi al 10% fattori green (il 6% indica la presenza del marchio bio, il 4% la certificazione di sostenibilità) e vitigno. Ma si fa spazio al 6% anche la bassa gradazione alcolica, mentre la marca della cantina conta più o meno quanto il consiglio del sommelier o del negoziante 3-4%). Ma il vino gode di ottima reputazione tra gli italiani: il 92% lo ritiene un’eccellenza dell’agroalimentare, l’82% sa che fa parte della dieta mediterranea, e ne ritiene il consumo moderato non rischioso per la salute, l’80% sottolinea come sia piacevole accompagnare i pasti con il vino, ed il 75% è convinto che la viticoltura sia importante per la salvaguardia e la tutela del paesaggio. Ancora, emerge il valore della convivialità: il 42% dei consumatori dice di bere vino solo in compagnia.Le previsioni di consumo, però non sono ottimali per i prossimi 12 mesi. Nel complesso, se il 73% dei consumatori non cambierà abitudini di consumo, il saldo tra chi pensa di aumentare o diminuire i consumi è del 19% a favore di chi prevede una riduzione, soprattutto nel fuori casa, dove il dato di sintesi è del -37%. Una previsione legata soprattutto alla minor capacità di spesa (30% delle risposte) e al fatto che si andrà meno al ristorante o al bar (26% delle risposte). Guardando al medio termine futuro, ancora, ed ai trend per i prossimi due-tre anni, secondo il 22% degli italiani crescerà il consumo dei vini da vitigni autoctoni, e per il 38% di quelli “green”, con il 20% che indica i vini biologici e il 18% i vini sostenibili. E sui formati ed il packaging, il 36% indica ancora sostenibilità e riciclo come primo trend, seguito, al 21% dal vino sfuso.

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