Per il professor Massimo Vincenzini, ordinario di Microbiologia Agraria nel Dipartimento di Biotecnolergie Agrarie dell’Università di Firenze, ci sono pochi dubbi: la ricerca sui lieviti selezionati, finanziata dalle multinazionali del settore, prevale su quella sui lieviti indigeni, che viene portata avanti soltanto da pochi scienziati. Nonostante questa dura realtà, però, Vincenzini, impegnato anche in realtà produttive come la cantina di Montalcino Case Basse di Gianfranco Soldera, non sembra demordere dalle sue convinzioni, ed a WineNews.Tv spiega che “un vino ottenuto da una fermentazione spontanea è senza dubbio più complesso e se la complessità è una caratteristica che rimanda alla tipicità, allora quel vino è anche più tipico”.
Intanto, però, in Australia lieviti geneticamente modificati sono in fase evoluta di sperimentazione e prossimi all’introduzione sul mercato. L’ML01, prodotto dalla Springer Oenologie (divisione della Lesaffre Yeast Corporation), promette fermentazioni che si concludono in cinque giorni e in Sud Africa lieviti “corredati” di geni estranei (nel caso specifico del batterio lattico “Oenococcus oeni”, quello, per intenderci, che innesca la fermentazione malolattica), capaci di trasformare gli zuccheri in alcol, ma anche, contemporaneamente, di attaccare l’acido malico.
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