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IL NOBILE DI MONTEPULCIANO FESTEGGIA 30 ANNI DI DOCG, MA UNA “SPADA DI DAMOCLE” MINACCIA LA SUA ESISTENZA IN ATTESA DELLA SENTENZA EUROPEA. IL DIRETTORE SOLINI A WINENEWS: “LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA HA ACCOLTO LA NOSTRA RICHIESTA MA ...”

Italia
La denominazione Vino Nobile di Montepulciano ha 30 anni e festeggia, ma i problemi arriva dalla Ue

La Docg del Nobile di Montepulciano festeggia, il 14 dicembre, il suoi 30 anni di età: la denominazione Vino Nobile di Montepulciano, riconosciuta Doc nel 1966, nel 1980 è diventata Docg (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) e le sue bottiglie (con l’annata 1984) sono state le prime in Italia a fregiarsi delle fascette di Stato. Ma ironia della sorte vuole che proprio nell’anno del trentesimo compleanno dell’importante denominazione toscana, la stessa sia come “sparita” da un regolamento Ue applicativo che definisce la nuova Ocm vino nel nome di una maggiore semplificazione e per evitare duplicazioni.

Nonostante che la Corte di Giustizia europea abbia accolto pochi giorni fa la richiesta di ricorso del Consorzio di Tutela, la questione, infatti, non sembra del tutto superata: “la Corte di Giustizia europea ha accolto la nostra richiesta di chiarimento - spiega a WineNews, Paolo Solini, direttore del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano - ma adesso comincia l’iter procedurale, analisi dei documenti e dibattimento, che discuterà la nostra impugnazione del regolamento della Commissione Europea 401/2010, secondo il quale resta come unica denominazione quella di “Montepulciano”. In questo senso - continua Solini - rimaniamo in tensione, visto che, come accade in questi casi, non è dato per scontato di vincere la causa. Evidentemente, il regolamento 401/2010, secondo noi, non fa altro che creare confusione ed eliminare con un atto burocratico la denominazione Vino Nobile di Montepulciano, per questo la nostra non è un’azione contro qualcuno ma, semplicemente, una richiesta di chiarimento. Sia la Regione Toscana che il Ministero stanno seguendo attentamente la vicenda”.

Il problema in realtà nasce da un lontano “misunderstanding”. Nel 1968 è stata riconosciuta la denominazione di origine controllata “Montepulciano d’Abruzzo” nella quale il termine “Montepulciano” non rappresenta un’indicazione geografica, bensì il nome di un vitigno in forza di una norma nazionale che consentiva l’abbinamento del nome geografico della località di provenienza del vino al nome del vitigno utilizzato (Dpr 930/1963). Nel 1981 con il Regolamento Cee 3800/81, l’utilizzo della varietà Montepulciano è stato autorizzato in molte province del territorio italiano.

La questione è giunta fino ad oggi sul filo del compromesso presente nella legislazione comunitaria (nelle varie edizioni della Ocm vino ) e in quella nazionale attraverso deroghe e ammissioni delle due diverse denominazioni. Nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea relativa alla causa T-318/10, Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano/Commissione, si legge che “con il Regolamento 2392/89, è stato tuttavia precisato il divieto di utilizzare in etichetta il nome della varietà di vite, nei casi in cui ciò comporti il rischio di confusione con il nome di una regione o di una indicazione geografica già utilizzata in altra denominazione.

Per garantire una più efficace tutela alle denominazioni europee sulla concorrenza internazionale nei Paesi terzi, la Commissione ha adottato il Regolamento Ce 607/2009 nel quale è stato circoscritto il numero di nomi di varietà di uve da vino o loro sinonimi il cui utilizzo è consentito in etichetta, nonostante tali nomi o sinonimi figurino in una Dop o in una Igp”.

Il provvedimento Ue presenta due elenchi: l’elenco “A”, nel quale il nome geografico indica la località di origine della denominazione ma non ha alcuna correlazione di significato con il nome varietale; e l’elenco “B” nel quale il nome varietale ha una fondamentale relazione di significato con la denominazione protetta in quanto quest’ultima designa il vino prodotto con quell’uva e in quel luogo. Con il regolamento 401/2010, però, la Commissione sposta praticamente il Montepulciano dalla parte “B” alla parte “A” dell’allegato ma, contestualmente allo spostamento del nome varietale che va in conflitto, ha soppresso la menzione tradizionale. Il nome della Dop ammessa è quindi attualmente soltanto “Montepulciano”. Il Consorzio sostiene invece che la Dop è e resta “Vino Nobile di Montepulciano”.

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