02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

IL BELLO E IL BRUTTO DELL’AGRICOLTURA ITALIANA NEL “RAPPORTO CENSIS SULLA SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE 2012”: CON LA CRISI SETTORE CERCA NUOVE STRADE PER COMPETITIVITÀ, MA VEDE UN FENOMENO COME L’ILLEGALITÀ MOLTO DIFFUSO. CURIOSITÀ: ORTI ANTI-CRISI

Dalla reazione alla crisi con la ricerca di nuove strade per la competitività, con un’agricoltura che innova, al fenomeno molto diffuso, soprattutto al Sud, dell’illegalità, con lo sfruttamento della manodopera, il caporalato o le frodi nei confronti di soggetti pubblici e dell’Unione Europea, passando per usura, racket ed estrosione. Due aspetti dell’agricoltura italiana fotografati dal “Rapporto Censis sulla Situazione Sociale del Paese 2012”, presentato oggi a Roma. Dal quale, restando in tema alimentare, in tempi difficili, dal punto di vista dei consumi, ad emergere è il fatto che la famiglia diventa il nuovo e-consumatore competente e sempre più centrale è la figura del “Responsabile familiare degli acquisti”, che nella media italiana è rappresentato soprattutto dalle donne (66,5%), con le decisioni di spesa alimentare che rappresentano il centro dell’attenzione quotidiana da parte delle famiglie, con una chiara esigenza di informazione e una forte domanda di trasparenza.
C’è, dunque, un’agricoltura che innova e che cerca nuove strade per la competitività, a cui viene data ancora poca voce. Se è vero che il primario pesa appena per il 2% del valore aggiunto complessivo, è altrettanto vero che nel settore si innestano ulteriori componenti, come l’industria della trasformazione e quella della distribuzione, che creano filiere lunghe e complesse, il cui valore cresce considerevolmente. Per analizzare in dettaglio le tendenze innovative nelle imprese agricole più strutturate, nel 2012 il Censis, ha condotto un’indagine su aziende di medie e grandi dimensioni associate a Confagricoltura. Le esportazioni dei prodotti agricoli italiani pesano attualmente per appena l’1,5% del totale, ma se si considerano i prodotti agricoli trasformati il peso sale al 7%. Nel 2011 le esportazioni agricole sono state pari a 5,7 miliardi di euro e quelle dell’industria della trasformazione dei prodotti primari pari a 24,3 miliardi di euro. Si stima che 1 euro di export dell’agricoltura sia in grado di generare 4 euro aggiuntivi di vendita all’estero di prodotti trasformati. “Ciò dimostra che l’agricoltura “di punta” cresce - secondo Confagricoltura - e può svilupparsi ancora di più, con un effetto trainante per la ripresa economica del Paese. L’Italia deve puntare su un’agricoltura più organizzata, più compatta, meno dispersa sul territorio, fatta di unità produttive dotate di maggiore potere di mercato, capace di promuovere e costruire reti flessibili di conoscenza e di competenze”. La formula più comune di collaborazione, spiega il Censis, è quella più naturale, vale a dire la rete di scambio di informazioni con fornitori e clienti (con possibilità di miglioramento del processo o del prodotto), a cui partecipa ben il 76,3% delle aziende analizzate. Allo stesso modo, risulta piuttosto elevato il grado di partecipazione a reti finalizzate a promuovere e tutelare specificità agricole locali (52,3%); con università e centri di ricerca per consulenze e sperimentazioni su colture e prodotti o processi produttivi (48%); finalizzate ad istituire consorzi di acquisto di forniture (41,7%); finalizzate a condividere le spese di infrastrutturazione del territorio (smaltimento rifiuti, opere di bonifica, ecc., 40%); che hanno come obiettivo la creazione di un marchio comune (32,7%); per le attività di importazione e di esportazione (28,7%). Questi processi di modernizzazione realizzati, spiega il Censis, attraverso le reti di collaborazione impattano positivamente sulla gestione aziendale, dal momento che, tra chi ha sperimentato questi network, prevale l’idea di aver ottenuto una serie di vantaggi.
E se cercare l’innovazione e reagire in questo modo alla crisi è un segnale positivo che viene dal mondo dell’agricoltura, un fenomeno grave e negativo che colpisce il settore è l’illegalità, molto vasto, sottolinea il Censis, e che riguarda sia comportamenti di rilevanza penale che di carattere amministrativo e civilistico. Illegalità che si riscontra in ogni area del Paese, ma che al Sud si presenta con un’intensità e una frequenza maggiori, con fenomei diffusi quali lo sfruttamento della manodopera, il caporalato o le frodi nei confronti di soggetti pubblici e della Unione Europea, passando per usura, racket ed estrosione. Secondo l’82,1% dei testimoni privilegiati intervistati nel corso di una recente indagine, nelle imprese meridionali sarebbe molto o abbastanza presente lo sfruttamento della manodopera attraverso sottoretribuzioni (nel Centro-Nord il fenomeno è segnalato dal 40%); secondo il 59,5% verrebbero dichiarati all’Inps falsi lavoratori al solo fine di avere accesso alla disoccupazione agricola (nel Centro-Nord lo pensa il 13,1% degli intervistati); il 57,9% ritiene che sia abbastanza usuale il ricorso al caporalato (nel resto del Paese la quota è del 13,9%); il 43,4% pensa che siano diffuse le frodi nei confronti di soggetti pubblici e dell’Unione Europea. Meno consistenti, ma comunque superiori al 20%, sono quelli che pensano che al Sud vi sia un controllo da parte delle organizzazioni criminali, attraverso la gestione diretta o mediante il ricorso a estorsione, racket e usura. I dati dell’Inps relativi ai lavoratori che percepiscono l’indennità di disoccupazione in agricoltura lasciano, secondo il Censis, poco spazio all’immaginazione: l’81,2% del totale delle indennità viene percepito da lavoratori che vivono al Sud e nelle isole, a fronte di una quota di occupati che è di poco inferiore al 50%. Tutto questo in un settore che presenta enormi criticità anche dal punto di vista dell’offerta: destrutturazione in imprese di piccolissime dimensioni, isolamento delle varie componenti della filiera, alto costo del lavoro, burocrazia degli adempimenti, scarsa cultura imprenditoriale dei capoazienda sono solo alcuni degli ingredienti che rendono particolarmente difficile il passaggio dell’agricoltura del Sud alla modernità e alla legalità.
Dal punto di vista dei consumi, cambia il tessuto sociale e insieme ad esso anche gli stili d’acquisto dei consumatori, e, secondo il rapporto Censis, ecco che la famiglia diventa il nuovo e-consumatore competente, cioè in grado di fare acquisti on line. Anche grazie alla diffusione delle nuove tecnologie, infatti, si stanno modificando le funzioni del consumo, ricorda lo studio, grande importanza ha avuto nel corso degli ultimi anni l’opportunità di comprare e ottenere beni e servizi a basso costo grazie all’iscrizione a gruppi di acquisto online. Il profilo-tipo di questi iscritti fa emergere una prevalenza di famiglie con più figli, residente in grandi città, con redditi netti mensili medio-bassi o molto alti. Più in generale, secondo il Censis, diviene strategico approfondire le motivazioni e i meccanismi che portano le famiglie a selezionare i consumi. Diventa, per questo, centrale la figura del “Responsabile familiare degli acquisti”, nella media italiana rappresentata soprattutto dalle donne (66,5%) con significative differenze geografiche. Gli uomini responsabili delle scelte di consumo passano del 27,4% del Nord-Ovest al 43,9% del Nord-Est. Nelle decisioni di spesa alimentare, che rappresentano comunque il centro dell’attenzione quotidiana da parte delle famiglie, si coglie una chiara esigenza di informazione e una forte domanda di trasparenza: oltre il 42% degli italiani che decidono gli acquisti considera molto importante, e dunque al primo posto fra gli elementi che contribuiscono alla scelta del prodotto alimentare da comprare, la chiarezza della provenienza del prodotto, mentre al secondo posto si collocano le caratteristiche nutrizionali e al terzo la visibilità del prodotto oltre l’involucro.

Focus - Rapporto Censis, la curiosità: contro la crisi spopolano gli orti “fai da te”
Per fronteggiare la crisi gli italiani non si limitano più a risparmiare lasciando l’auto in garage o cuocendo il pane nel forno di casa: hanno cominciato anche a erodere i beni di famiglia e non sono pochi, secondo il rapporto annuale del Censis, coloro che hanno iniziato a produrre in proprio frutta e verdura. Sono 2,5 milioni le famiglie che hanno venduto oro o altri oggetti preziosi negli ultimi due anni, 300.000 quelle che si sono disfatte di mobili e opere d’arte per pagare conti e bollette. Con sempre maggiore frequenza si “mette in circuito” il patrimonio immobiliare affittando alloggi non utilizzati o inventandosi piccoli operatori alberghieri trasformando in Bed & Breakfast un appartamento o una parte della propria casa. Un fenomeno che nelle città con più di 250.000 abitanti riguarda il 2,5% delle famiglie. Sono invece 2,7 milioni gli italiani che coltivano ortaggi e verdura da consumare ogni giorno, 11 milioni quelli che preparano in casa pane, conserve e gelati. Diminuisce del 62,8% l’uso di auto e scooter (per non parlare degli acquisti di auto calati del 25% tra gennaio e settembre rispetto all’anno scorso) in favore della più ecologica, ma soprattutto economica, bicicletta. Nell’ultimo biennio, afferma lo studio, sono state vendute in Italia 3,5 milioni di biciclette. Un boom dettato dalla necessità, non da una moda.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli