Trent’anni fa una “semplice” rivista, “La Gola”, forse inconsapevolmente, rappresentò un laboratorio in cui fermentarono e lievitarono numerose idee riguardanti il cibo (l’esatto contrario dell’eccessiva attenzione che ha oggi!) e le loro potenziali ibridazioni con le attuali scienze gastronomiche, rispondendo ad “un’esigenza di generale e massiccia difesa del consumatore”, sanciva l’editoriale-manifesto, e rivendicando che il “diritto al piacere”, di “slowfooddiana” memoria, è cosa per tutti, e che questo dipende anche dall’informazione, dall’educazione alimentare e sensoriale, e “che non porsi il problema equivale a lasciarsi colonizzare e farcire dal peggio che viene prodotto”. A ripercorrere la storia di una rivoluzione, è il volume “Nutrirsi per immagini. Scritti di Alberto Veca per La Gola. Mensile del cibo, del vino e delle tecniche di cultura materiale” a cura di Giulio Ceppi (List Lab editore, maggio 2016, prezzo di copertina euro 12; www.listlab.eu), che racconta come con la celebre rivista - che usciva a Milano nell’ottobre 1982, ideata dal grafico Gianni Sassi e fondata da un gruppo di intellettuali irrequieti - “stavano nascendo i presupposti di quella che poi, dopo un’appassionante gestazione culturale, a distanza di anni, prima con Arci Gola, e in seguito con Slow Food, sarebbe stata la nuova e singolare stagione della “gastronomiapolitica”, intesa nella sua accezione più innovativa e globale”, e “non fu un caso che Carlo Petrini comparisse tra i Consulenti della Rivista e che s’incontrasse periodicamente con alcuni dei suoi principali protagonisti”, come ricorda Giacomo Mojoli, tra gli autori dei contributi con Giovanni Baule, Valeria Bucchetti, Alberto Capatti, Giulio Ceppi, Claudio Cerritelli, Elisabetta Longari e Ida Regalia. Stessi anni in cui, nasceva anche il Gambero Rosso, supplemento de “il manifesto”, diretto e fondato da Stefano Bonilli, che contribuì in maniera determinante a far conoscere i nuovi ideali.
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