Diversi, diversissimi in tutto, il Prosecco (sia Doc che Docg) e lo Champagne. Per territorio, ovviamente, ma anche per uve utilizzate e metodo produttivio. Con la bollicina italiana più famosa del mondo, che nonostante questo, è comunemente considerata l’alternativa più economica al re degli spumanti francesi. Eppure, se la differenza di prezzo al consumo è indiscutibile, con il Prosecco che spunta pezzi decisamente più bassi dello Champagne, a livello produttivo, se si considera il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, lo spumante che nasce dalle colline vitate Unesco, è più costoso dello Champagne. È la tesi, sostenuta da tempo, da Sandro Bottega, alla guida di Bottega Spa, una delle realtà di maggior successo del vino italiano, tra i marchi più conosciuti nel mondo, che ha già sostenuto più volte in varie situazioni, e che ora esplicita ancora di più, in una presa di posizione ufficiale a mezzo stampa.
“Il Prosecco Superiore Docg ha un costo di coltivazione e quindi di produzione ben più elevato dello Champagne - scrive Bottega - ma i produttori veneti dovrebbero valorizzarlo meglio. L’aumento dell’offerta ha portato al gioco al ribasso, permettendo a chi vende a minor prezzo, di avere più quote di mercato e, grazie alle economie di scala, anche di avere maggiori profitti di cui non hanno pienamente beneficiato i contadini e le aziende di qualità. Le pendenze dei vigneti dell’area del Prosecco Superiore Docg (specie le Rive), richiedono per la coltivazione manuale di un ettaro circa 480 ore di lavoro l’anno, contro poco più della metà dei colleghi francesi, che possono anche utilizzare apposite macchine agricole. Nonostante la convinzione generale, i costi di produzione successivi, ancor di più evidenziano l’elevato e maggior costo di produzione del Prosecco Superiore Docg rispetto allo Champagne. Infatti i costi degli impianti di spumantizzazione del primo sono elevatissimi - continua Bottega - mentre per lo Champagne l’imbottigliamento direttamente in bottiglia permette di effettuare le operazioni facilmente e senza grandi investimenti in mezzi di produzione”.
A chi si appella ai costi finanziari dei tempi di fermentazione, Bottega risponde dicendo che “gli oneri finanziari pesano dal 2% al 3% l’anno, e hanno quindi un’incidenza minima. Non a caso il Cava spagnolo, prodotto con il medesimo metodo dello Champagne, ha prezzi dimezzati rispetto al Prosecco e 5 volte inferiori a quelli dello Champagne”.
Nello specifico, sostiene l’imprenditore veneto, “i costi di gestione e di coltivazione per ettaro ammontano a 10.000 euro l’anno per il Prosecco Superiore Docg e a 7.500 euro per lo Champagne. Mentre l’ammortamento degli investimenti produttivi è quantificabile in 0,20 centesimi ogni bottiglia da 75 cl di Prosecco Superiore Docg e in 0,05 centesimi ogni bottiglia da 75 cl di Champagne. Ma non è solo una questione di costi, ma anche di rischi: un produttore di Prosecco Superiore Docg, nel caso di un’annata mediocre, non può fare nulla. Invece il produttore di Champagne, grazie all’escamotage del “liqueur d’expedition”, può correggere la qualità a suo piacimento. La conclusione è che, se coltivatori e aziende collaborassero di più, comprendendo i reciproci problemi, ci sarebbe una maggiore consapevolezza e si valorizzerebbe pienamente il Prosecco Superiore Docg, anche grazie al recente riconoscimento dell’Unesco”. Un punto di vista chiaro e netto, che non mancherà di far discutere.
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