Il punto di partenza, intrigante di suo, è nelle cifre di una ricerca di mercato che vede in Italia il consumo di specialità food giapponesi raddoppiato in quindici anni, tra fine 2000 e 2016. È partita da lì, con arguta curiosità (e basi degustative già solide) la convinzione da parte di Alagna, brand familiare siciliano forte di una gamma di uve e prodotti che vanno dal Marsala al Nero d’Avola, dal Moscato al Vermouth, di avere in casa (cioè sull’isola continente enoico per definizione) gli ingredienti per mettere insieme il primo vino “dedicato” all’abbinamento con l’imperatore delle specialità che hanno costruito nel mondo la reputazione della “japan way” al cibo: il sushi (e ovviamente non solo quello: perché con sashimi, temaki e simili la partita è parimenti aperta). Si chiama Kosho il vino, e il nome gioca sull’assonanza con un’uva coltivata in Giappone, la varietà Koshu. Qui però la trama è affidata a due certezze di territorio: Catarratto e Inzolia, lavorate solo in acciaio a garantire freschezza e bouquet aromatico intonato, bevibilità scorrevole ma incisiva, capacità di pairing perfetto con la palette del sushi e dei suoi ingredienti base, e un grado alcolico contenuto che “rispetti” il compagno di viaggio senza sovrapposizioni. Il ponte Sicilia-Giappone è rifinito dalla simbologia scelta in etichetta: il carretto, icona ancestrale per tutt’e due le culture.
(Antonio Paolini)
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