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EXPORT E MERCATI

Sotto la scure dei dazi Usa anche i liquori: 163 milioni a valore ed una crescita del +40% in 5 anni

Rischia una perdita del 35% l’export di un settore simbolo del made in Italy, legato alla piccola e media impresa del Belpaese
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Liquori e cordiali sotto la scure dei dazi Usa

Se è vero che il mondo del vino ha tirato un sospiro di sollievo, tra i settori che i dazi statunitensi metteranno a rischio c’è quello della produzione di liquori e cordiali, uno dei fiori all’occhiello dell’agroalimentare italiano, che ha negli Stati Uniti il secondo mercato di destinazione, dopo la Germania, con una crescita negli ultimi 5 anni di quasi il 40% a valore. Solo dal 2017 al 2018 abbiamo assistito a un incremento del 13%, con una quota di mercato di oltre il 16% dietro a Irlanda e Francia. Il dazio del 25%, quindi, andrà ad interessare un valore di quasi 163 milioni di dollari, con una incidenza per singola bottiglia pari, secondo le prime stime, a circa 2/2,5 dollari, che potrebbero tranquillamente raddoppiare considerando i vari passaggi da importatore a distributore e venditore. Dazi che potrebbero comportare una perdita secca di valore export pari al 35%, provocando danni importanti soprattutto alle piccole e alle medie imprese italiane, che negli ultimi anni hanno investito ingenti risorse nell’export, in particolare sul mercato americano. Si tratta di circa cento aziende, presenti su tutto il territorio nazionale, concentrate principalmente nei territori dei quali costituiscono spesso un rilevante polo di creazione di sviluppo, anche per quello che riguarda l’indotto.
“Stiamo parlando di una perdita enorme per il settore della liquoreria italiana: alla riduzione del 35% del valore, già di per sé molto grave, si aggiunge il timore che in diversi casi può essere pregiudicata la sopravvivenza dell’azienda in quanto sia il mercato interno, sia eventuali nuovi mercati, non possono garantire immediatamente l’attività di impresa”, dichiara Micaela Pallini, presidente Gruppo Spiriti. “Inoltre, il settore si troverebbe in una condizione di svantaggio competitivo di grande impatto perché sullo scaffale americano aumenteranno i prodotti locali o di altri Paesi non colpiti da dazi con denominazioni evocative del prodotto italiano e tutto questo avverrebbe senza poter neppure intervenire. L’immagine che abbiamo costruito in questi anni - aggiunge Micaela Pallini - e che stava dando risultati molto positivi, grazie anche al grande interesse del mercato americano verso liquori italiani e il loro indiscutibile ruolo nella storia della mixologia, ne risentirà pesantemente. Chiediamo con forza un intervento delle istituzioni nazionali ed europee per difendere e preservare un settore molto rilevante che rappresenta Aziende storiche di lunga tradizione”.

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