Secondo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher, nelle nostre case sprechiamo ogni anno cibo per un valore di 12 miliardi di euro, cui bisogna aggiungere gli oltre 3 miliardi per lo spreco di filiera e distribuzione, per un totale di 15 miliardi di euro. Uno spreco che impatta anche sull’ambiente perché, solo in Italia, lo smaltimento dei rifiuti “impropri”, cioè degli sprechi, produce 9,5 milioni di tonnellate di CO2 (ogni tonnellata di rifiuti alimentari genera 4,2 tonnellate di CO2), impoverisce 7.920 ettari di terreno e consuma 105 milioni di metri cubi d’acqua. Senza sprechi nel nostro Paese le emissioni di CO2 potrebbero calare del 15%.
Nella distribuzione, che pure adotta da tempo comportamenti virtuosi e pratiche di recupero del cibo a ridosso di scadenza, la stima nazionale è di 220.000 tonnellate di cibo sprecato ogni anno, 2,89 chilogrammi pro-capite, ovvero 18,7 chilogrammo di cibo sprecati ogni anno per metro quadro di superficie di vendita, soprattutto frutta e verdura, pane e prodotti da forno e latticini. L’indagine, inoltre, spostando l’attenzione sulla refezione scolastica, ha calcolato un avanzo medio di 90 grammi nel piatto di ogni studente, e di 27 grammi di cibo intatto, abbandonato nelle mense per ogni pasto.
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