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FRONTIERE E LAVORO

Agricoltura, in Italia arrivano 50.000 lavoratori extracomunitari

Provengono da Marocco, Tunisia, Serbia e Montenegro. Coldiretti: adesso servono decreto flussi, voucher agricolo e piano per formazione professionale
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Agricoltura, in Italia arrivano 50.000 lavoratori extracomunitari per lavorare nei campi

Non solo turisti e viaggiatori europei: le frontiere italiane sono aperte anche a circa 50.000 lavoratori stagionali extracomunitari provenienti da Marocco, Tunisia, Serbia e Montenegro, Paesi a cui l’Unione Europea ha riaperto le porte a partire dal 1 luglio. La stima è della Coldiretti sugli effetti della decisione comunitaria nel giorno dell’atterraggio all’aeroporto di Perugia della prima task force di 110 lavoratori stagionali specializzati provenienti dal Marocco per collaborare nelle aziende agricole in Umbria, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Val d’Aosta.
Adesso, sottolinea la Coldiretti, è necessario approvare al più presto il nuovo decreto flussi, senza il quale è impossibile far arrivare in Italia tutto il personale necessario ai lavori stagionali in agricoltura, oltre ad un piano per la formazione professionale e una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione.
L’apertura delle frontiere ai lavoratori extracomunitari, continua la Coldiretti, avviene a poco più di due settimane dal via libera ai 150.000 stagionali comunitari regolari e conferma che la domanda di lavoro nei campi non può essere soddisfatta dalla sola regolarizzazione prevista per decreto perché sono sempre più necessarie esperienza, professionalità e specializzazione per un mestiere che non si può improvvisare.

Per affrontare l’emergenza manodopera in agricoltura, su sollecitazione della Coldiretti, sono stati prorogati a livello nazionale fino al 31 dicembre 2020 i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta. Inoltre, è stato ottenuto che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro né subordinato né autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito.
Viene attualmente ottenuto da mani straniere più di un quarto del Made in Italy a tavola, con 370.000 lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.

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