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IL DATO

Made in Italy alimentare, a maggio 2020, export giù del 12%

Male i mercati principali tranne Regno Unito, pesa il crollo dei consumi fuori casa. Agricoltori Cia: serve un grande piano di promozione nazionale
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Made in Italy alimentare, a maggio 2020, export giù del 12%

Gli effetti del Covid-19 pesano sempre di più sulle esportazioni del Made in Italy alimentare. Dopo il campanello d’allarme di aprile, nel maggio 2020, cibo e bevande tricolori hanno perso il 12% annuo sui mercati esteri. Colpa del crollo generale dei consumi fuori casa, con le grandi difficoltà a ripartire di ristoranti, hotel, caffè e bar in tutto il mondo, spiega Cia - Agricoltori Italiani, commentando i dati odierni dell’Istat, ma anche dei problemi più generali del commercio a livello internazionale.

La flessione dell’export alimentare, sottolinea la Cia, è ancora più forte (-15% su maggio 2019) se si considera soltanto il mercato Ue, dove finiscono oltre i due terzi di cibo e bevande italiane spedite nel mondo. In forte calo sono tutti i nostri principali mercati di sbocco: Germania (-8%), Francia (-11%), Usa (-11%), Giappone (-22%) e Spagna (-25%). L’unica eccezione è il Regno Unito (+7%).


Per ora, evidenzia la Cia, la forte spinta dei primi tre mesi del 2020 e la riduzione delle importazioni consentono ancora di poter contare su una crescita totale annua importante (+4% il periodo gennaio-maggio) e di chiudere il saldo commerciale in avanzo. Ma è chiaro che, per rilanciare il Made in Italy alimentare sui mercati esteri, dopo il freno imposto dall’emergenza, c’è bisogno di fare di più. Serve un grande piano nazionale di promozione, unitario e tempestivo, assieme a strategie commerciali innovative che puntino sempre di più sui canali digitali.

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