02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
ECONOMIA E AMBIENTE

Scatta il fermo pesca, stop al pesce fresco italiano

Da domani blocco delle attività sull’Adriatico, rischio invasione di prodotto straniero. Coldiretti: serve l’indicazione d’origine nei ristoranti
ADRIATICO, FERMO PESCA COLDIRETTI, Non Solo Vino
Scatta il fermo pesca, stop al pesce fresco italiano

Stop al pesce fresco a tavola a seguito dell’avvio del fermo pesca causato dal blocco delle attività della flotta italiana lungo l’Adriatico. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca nell’avvio del provvedimento che, da domani, bloccherà le attività dei pescherecci dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, dall’Emilia Romagna fino a parte delle Marche e della Puglia. Lo stop inizialmente varrà da Trieste ad Ancona (dove si tornerà in mare il 6 settembre) e da Bari a Manfredonia (rientro previsto il 29 agosto), mentre lungo l’Adriatico nel tratto da San Benedetto e Termoli le attività si fermeranno il 17 agosto (fino al 15 settembre).
Per il Tirreno il blocco scatterà da Brindisi a Napoli dal 7 settembre al 6 ottobre e da Gaeta a Civitavecchia dal 14 settembre al 13 ottobre. Il 2 ottobre partirà, invece, il fermo da Livorno a Imperia mentre per Sicilia e Sardegna l’interruzione delle attività sarà, infine, fissata su indicazione delle Regioni. Come nel 2019, spiega Coldiretti Impresapesca, in aggiunta ai periodi di fermo fissati, i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata.
Il fermo scade quest’anno in un momento difficile per il settore, duramente colpito dall’emergenza Coronavirus con danni da 500 milioni di euro (stima Coldiretti Impresapesca) per effetto di produzione invenduta, perdite economiche derivanti dal crollo dei prezzi e dal deprezzamento delle specie ittiche a maggior pregio non richieste dalla ristorazione, ancora alle prese con una difficile ripartenza. Se il lockdown dei mesi scorsi ha favorito il consumo di prodotto surgelato, che in 9 casi su 10 arriva dall’estero, il fermo aumenta ulteriormente il rischio, sottolinea Impresapesca, di ritrovarsi prodotto straniero nel piatto per grigliate, zuppe e fritture, soprattutto al ristorante dove il pescato viene servito già preparato, se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche della piccola pesca che possono ugualmente operare.
“Per non cadere in inganni pericolosi per la salute - dichiara il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - occorre garantire la trasparenza dell’informazione ai consumatori dal mare alla tavola estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine anche ai menu dei ristoranti con una vera e propria ”carta del pesce”. Passi in avanti sono stati fatti sull’etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall’indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato”.
Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è dunque di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (GSA). Le provenienze sono quelle dalle GSA 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Ma si può anche rivolgersi alle esperienze di filiera corta per la vendita diretta del pescato che Coldiretti Impresapesca ha avviato nella rete di Campagna Amica.
Nonostante la riduzione del periodo fisso di blocco delle attività, l’apertura alla tutela differenziata di alcune specie e la possibilità per le imprese di scegliere i restanti giorni di stop, come richiesto da Coldiretti Impresapesca, l’assetto del fermo pesca 2020 non risponde ancora alle esigenze delle aziende che si trovano ancora costrette a concentrare l’attività in appena 160-180 giorni, mentre avrebbero bisogno di scegliere autonomamente quando fermarsi in base alle condizioni di mercato, alle necessità di manutenzione delle barche o alle ferie del personale.
Il fermo attuale, peraltro, continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 33 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi. Questo ha determinato nel periodo un crollo della produzione, spiega Coldiretti Impresapesca, con una perdita di oltre un terzo delle imprese e di 18.000 posti di lavoro. L’auspicio è che, dal 2021, si possa partire dalle novità positive per mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli