Con una radicale semplificazione del voucher “agricolo” è possibile garantire opportunità di lavoro ad almeno 50.000 giovani studenti, pensionati, cassintegrati e percettori di reddito di cittadinanza nelle attività stagionali in campagna. Ne è convinta la Coldiretti che ha fatto una stima sui dati dell’Istat che evidenziano un calo congiunturale del Pil anche per l’agricoltura nel secondo trimestre 2020. “L’allarme globale provocato dal coronavirus - sottolinea la Coldiretti - ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo e delle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità sulle quali è necessario intervenire con misure di emergenza per salvare i raccolti, dopo la chiusura delle frontiere ai lavoratori stagionali agricoli provenienti dai Paesi a rischio come la Romania e la Bulgaria”.
Secondo Coldiretti, l’Italia “non ha bisogno di posizioni ideologiche ma di scelte pragmatiche” e i voucher in agricoltura servono subito per continuare a garantire le forniture alimentari di cui il Paese ha bisogno e non far marcire i raccolti nei campi. Ma anche, aggiunge ancora l’associazione, per offrire una occasione di integrazione del reddito alle tante persone con difficoltà occupazionali, generando così una opportunità positiva. Coldiretti chiede tempi veloci anche perché siamo nella fase delle operazioni di raccolta estiva di frutta e ortaggi con la vendemmia ormai alle porte. La raccolta delle uve, infatti, tradizionalmente inizia in Italia (primo produttore mondiale di vino) ad agosto e continua a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone come Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo per arrivare a novembre con le uve di Aglianico e Nerello.
“I voucher - ricorda la Coldiretti - sono stati per la prima volta introdotti in Italia proprio solo per la vendemmia il 19 agosto 2008, con circolare Inps con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati”. Possibilità che, per la Coldiretti, “sono andate perdute in seguito all’abrogazione dovuta ai casi di abuso favorito ad un eccessivo allargamento ad altri settori e che in realtà non hanno riguardato il settore agricolo. Nel corso degli anni successivi l’agricoltura è stata l’unico settore che è rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) che gli altri settori non hanno mai più conosciuto fino all’abrogazione. Non è un caso che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile con 2 milioni di tagliandi venduti nell’anno prima dell’abrogazione del 2017. Più o meno gli stessi dei 5 anni precedenti, per un totale di 350.000 giornate di lavoro che - conclude la Coldiretti - potrebbero aiutare molti italiani in difficoltà per la mancanza di lavoro”.
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