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CARRELLO DELLA SPESA

L’italianità in etichetta guida i prodotti nel carrello, con un valore di oltre 7,4 miliardi di euro

Crescono Dop (+7,1%) e Docg (+4,8%). Al top il Trentino-Alto Adige, il Molise registra un vero exploit, a +30,7%: i dati dell’Osservatorio Immagino

Forse per uno slancio patriottico in post-lockdown, o forse per una crescente attenzione verso qualità e informazioni in etichetta, i consumatori nel Belpaese sono guidati, nella scelta dei prodotti da portare dallo scaffale alla tavola, dall’italianità: un prodotto alimentare su quattro venduto in supermercati e ipermercati sottolinea in etichetta la sua italianità, mentre le vendite di prodotti Dop e Docg, crescono rispettivamente del +7,1% e +4,8%. Di fatto, quindi, stando ai numeri dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy realizzato in collaborazione con Nielsen, l’Italia nel carrello vale oltre 7,4 miliardi di euro.
L’italianità del cibo e del vino è un plus per molti consumatori e non accenna a diminuire l’affezione degli italiani verso i prodotti alimentari di origine nazionale e regionale. Anzi: l’italianità sugli scaffali della distribuzione moderna, cioè i prodotti che riportano sulla loro confezione una dicitura d’origine che rimanda al nostro paese, è un fenomeno in crescita e oggi coinvolge oltre 20.000 referenze, ossia il 25% del paniere di 79.838 prodotti alimentari analizzati dall’Osservatorio. E, sempre dal report firmato dallo stesso Osservatorio, il n. 7, emerge anche che l’ipotetico carrello della spesa riempito solo con prodotti che richiamano in etichetta la loro italianità vale oltre 7,4 miliardi di euro di fatturato nei soli supermercati e ipermercati. Italianità, che è espressa in etichetta per la maggiore dalla bandiera italiana, presente sul 14,8% dei prodotti, che determinano il 15,3% del fatturato, seguita dal claim “100% italiano” sul 6,6% dei prodotti da cui deriva il 9,5% del giro d’affari. “Prodotto in Italia” è presente sul 9,1% delle referenze, ma determina il 5,7% delle vendite a valore, in calo di -1,2% rispetto l’anno precedente.
Significativo, poi, il trend dei cibi Dop e dei vini Docg, le due denominazioni più vincolate ai territori d’origine della materia prima, per le quali l’Osservatorio Immagino registra il maggior incremento delle vendite, rispettivamente di +7,1 e +4,8% annue, seppur con un’incidenza contenuta sul fatturato complessivo del paniere (1,6% e 0,7%).
Ma, più in generale, il richiamo in etichetta delle regioni italiane è arrivato a rappresentare il 10,8% del paniere food dell’Osservatorio Immagino per un giro d’affari superiore a 2,4 miliardi di euro (+2,6% sul 2018), sostenuto principalmente da un aumento dell’offerta (+4,4%).
Tra le 18 regioni rilevate si conferma alla guida della classifica per fatturato il Trentino-Alto Adige grazie a vini, spumanti, yogurt e salumi. Viene però superato per percentuale di prodotti da Piemonte, Toscana e Sicilia, le cui referenze costituiscono l’1,3% ciascuna del paniere contro l’1,2% del Trentino-Alto Adige. La Sicilia, scalando quattro posizioni, sale al secondo posto per valore delle vendite (0,9% di quota, +4,2% rispetto al 2018), grazie a vino e sughi pronti, a pari merito con Piemonte (forte in carne bovina, succhi di frutta, acqua minerale non gassata, vini Docg e miele) ed Emilia-Romagna (trainata da vini e salumi).
Significativo l’exploit del Molise che, soprattutto grazie alla pasta, registra un incremento delle vendite di +30,7% dopo il +13,3% del 2018, anche se ha un peso relativo ancora ridotto sul giro d’affari complessivo del paniere (0,2%). Incrementi di fatturato a due cifre anche per Liguria (+12,4%) e Marche (+11,2%) come ritorno dei percorsi di valorizzazione intrapresi negli ultimi anni da questi territori. Ad ogni modo, quello del successo del marchio di italianità in etichetta è sintomo del successo, negli anni, che l’agroalimentare italiano ha saputo costruire con la reputazione.

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