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Dpcm Natale, la Cia: la chiusura dei Comuni penalizza gli agriturismi e le aree rurali

Per l’organizzazione agricola, blindare l’Italia dei piccoli borghi nel clou delle feste, toglierà al settore oltre il 50% del fatturato di dicembre
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Le strutture ricettive nei piccoli Comuni sono 56.000, il 27% del totale

Il divieto agli spostamenti tra i Comuni di tutta Italia, nelle giornate del 25 e 26 dicembre 2020 e del 1 gennaio 2021, è l’ennesima scure sul settore agrituristico e arriva a vanificare l’unica fonte di guadagno rimasta entro fine anno, come anche una delle poche occasioni di condivisione in sicurezza, il pranzo delle festività natalizie fuori casa e negli agriturismi. Ad intervenire sulla misura contenuta nel Dpcm di Natale, è la Cia-Agricoltori Italiani, che, preoccupata per la tenuta delle strutture agrituristiche, pone l’interrogativo: “aperti per chi?”.

Il settore agrituristico, puntualizza Cia, è tra i comparti produttivi che stanno maggiormente subendo da marzo, gli effetti della crisi da Covid. I 24.000 agriturismi italiani che contano un totale di 100.000 addetti, hanno perso nel 2020 ormai al termine, più di 600 milioni di fatturato (su oltre 1 miliardo di euro annuo in media) e oltre 2,95 milioni di presenze. Il Natale sarebbe stato, indubbiamente, strategico dal punto di vista dei guadagni, ma le chiusure dei confini comunali nei tre giorni di festa chiaramente più importanti, finiranno per far perdere alle aziende agrituristiche, oltre il 50% del fatturato di tutto dicembre.

Inoltre, la chiusura dei Comuni, procurerà un disagio sociale non irrilevante alle aree rurali d’Italia. Va ricordato, infatti, che siamo un Paese con 5.500 piccoli Comuni (con una popolazione intorno ai 5.000 abitanti) su un totale di 7.914. Sono il 69% del totale dei Comuni italiani (primi Valle d’Aosta e Piemonte). A risiedere nei piccoli borghi d’Italia, quasi 10 milioni di persone, il 16,5% della popolazione nazionale. In parallelo, le strutture ricettive nei piccoli Comuni sono 56.000, il 27% del totale, e fanno quasi quota 12.000, solo le strutture agrituristiche.

Stando a questi dati, è dunque evidente, per la Cia-Agricoltori Italiani, che blindare i Comuni a Natale, Santo Stefano e il primo dell’anno, esprima non solo una visione città centrica, ma trascuri da una parte il ruolo svolto dagli agriturismi nelle aree interne del Paese e dall’altra, le specifiche caratteristiche di queste strutture, come i pochi coperti e gli ampi spazi all’aperto, in linea con le disposizioni per il distanziamento.

“Si può comprendere la chiusura delle Regioni dal 21 dicembre come pure il coprifuoco - sottolinea il presidente Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino - ma la stretta sui Comuni emerge come rigidità estremamente penalizzante sia per le famiglie delle aree rurali che per le aziende agricole e agrituristiche. Chiediamo al Governo di continuare a lavorare sui ristori per il settore agrituristico così come l’Associazione Turismo Verde-Cia ha già sollecitato con una lettera, l’intervento della Ministra Teresa Bellanova, affinché si predispongano, tempestivamente, per gli agriturismi, proporzionati contributi a fondo perduto a parziale ristoro delle perdite di fatturato che saranno notevoli nel periodo natalizio. Infine - ha concluso - rilanciamo la campagna Turismo Verde-Cia #sostieniltuoagriturismo, perché non si perda la sana abitudine di organizzare un pranzo o programmare un soggiorno nelle strutture di tutta Italia, dove gustare piatti tipici del territorio e rilassarsi in mezzo alla natura, contribuendo al tempo stesso a mantenere viva l’offerta turistica nelle aree rurali, spina dorsale e anima green del Paese”.

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