La pandemia, ad un anno dal suo inizio, sta riproponendo per il mondo agricolo gli stessi problemi e gli stessi schemi di 12 mesi fa. Allora, come oggi, la chiusura delle frontiere aveva messo in seria difficoltà gli agricoltori italiani, alle prese, come in ogni primavera, con l’inizio dei raccolti. Nelle campagne italiane, in media, è straniero il 29% dei braccianti, per un totale di 368.000 lavoratori, per la maggior parte provenienti da Romania (98.011), Marocco (35.787), India (35.355) e Albania (33.568), secondo i dati del dossier Idos. Le cose, da allora, non sono cambiate granché, perché, come denunciano un po’ tutte le principali associazioni del settore (Confagricoltura, Coldiretti e Cia/Agricoltori Italiani), nessuna delle iniziative prese nel 2020 si è rivelata risolutiva. I corridoi verdi, di cui si è discusso a lungo per permettere ai braccianti di raggiungere l’Italia dai Paesi dell’Est Europa, non sono mai partiti, il decreto flussi del 2021 è ancora in alto mare, e alla fine, come sottolinea la Cia-Agricoltori Italiani, solo la proroga dei permessi di soggiorno, che però scadranno il 30 aprile, ha sortito qualche effetto positivo.
Per il resto, neanche la sanatoria degli invisibili ha dato le risposte sperate. Nel frattempo, il Marocco (dove la campagna vaccinale ha coinvolte, con la prima dose, l’11,75% della popolazione, ndr) ha chiuso le frontiere, e i lavoratori che di solito ogni anno arrivano dalla Romania preferiscono andare in Germania, stanchi di aspettare una chiamata dall’Italia, dove la possibilità della quarantena attiva, da fare cioè nei campi, lavorando a debita distanza gli uni dagli altri, non è mai stata accettata dal Comitato Tecnico Scientifico. La questione sanitaria, del resto, oggi come ieri è prioritaria. “Gli agricoltori chiedono la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, ovvero le imprese che garantiscono la produzione di cibo. Quindi vaccini per gli addetti e corridoi verdi per chi è vaccinato: soluzioni veloci per la ripresa della stagione dei raccolti in totale sicurezza. Sollecitiamo poi il Governo a dare risposte sulle questioni rimaste aperte ancora dallo scorso anno: quarantena attiva per chi arriva dall’estero, e strumenti flessibili e snelli per l’assunzione dei lavoratori”, spiega, a WineNews, Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, che domani metterà i temi del lavoro agricolo, e i cambiamenti del panorama che lo circonda, nel webinar “Le esternalizzazioni in agricoltura - Appalto di servizi labour intensive e somministrazione. Rischi e opportunità”, con Umana e Agronetwork, in diretta streaming sulla pagina Facebook di Confagricoltura e sul canale YouTube di Umana.
Sono molti i distretti agricoli in cui i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale, come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani, ricorda la Coldiretti. Per questo l’apertura delle frontiere è importante, perché con l’arrivo della primavera si intensifica l’attività nelle campagne con fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra e poi all’aperto ma con l’avanzare della stagione inizia la raccolta delle frutta.
“In queste condizioni è importante la presentazione da parte della Commissione europea del Digital green pass con l’obiettivo di consentire la libera circolazione nell’Unione per lavoro o turismo”, commenta il presidente Coldiretti Ettore Prandini, ricordando l’importanza di “lavorare a livello nazionale per accordi bilaterali con i Paesi dove è più rilevante il flusso di lavoratori. Ma in una situazione in cui si registra un rinnovato interesse degli italiani per il lavoro agricolo è anche importante - aggiunge Prandini - una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà”.
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