Ci sarà anche il più famoso e ascoltato dei grandi chef italiani, Massimo Bottura, tristellato Michelin con la sua Osteria Francescana e per ben due volte nella storia al vertice della “The World’s 50 Best Restaurants”, nell’assemblea in piazza della Fipe/Confcommercio (Piazza San Silvestro, a Roma), il 13 aprile (e in streaming sui profili Fipe su Facebook, YouTube e Twitter). Uno degli italiani più celebri, insieme a tanti piccoli imprenditori provenienti dalle diverse parti di Italia, e “che avranno modo di raccontare le loro storie di quotidiana disperazione”, spiega la Fipe/Confcommercio in una nota.
La crisi del settore è conclamata, le perdite sono enormi: solo il 2020 ha visto sparire 22.000 imprese, 243.000 posti di lavoro, ha bruciato 34 miliardi di euro su 86 di giro d’affari 2019). Più di 3 mesi del 2021 sono passate a porte sostanzialmente chiuse, e non c’è alcuna certezza su quando i ristoranti potranno riaprire, nonostante si siano adeguati alle norme di sicurezza anti contagio volute dal governo nei primi mesi della pandemia. Una situazione gravissima, che impatta anche sulle filiere del cibo e del vino, e che vede tante imprese esasperate, come raccontano a loro modo gli scontri di piazza a Roma dei giorni scorsi.
Quelle del 13 aprile, però, sottolinea la Fipe-Confcommercio, “sarà un’assemblea, ordinata, pacifica e allo stesso tempo determinata come è nello stile della Federazione nazionale dei Pubblici esercizi. Parteciperanno le sigle di tutte le componenti della galassia dei Pubblici esercizi: titolari di bar e ristoranti, ovviamente, ma anche il mondo del catering e del banqueting, la ristorazione commerciale e collettiva, le discoteche, le imprese balneari e gli imprenditori del gioco legale e dell’intrattenimento. Tutti insieme per chiedere al governo un programma per la riapertura definitiva delle loro attività, alcune delle quali sistematicamente chiuse da 14 mesi, e una data certa per avviarlo”. Interverranno anche Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe, e Carlo Sangalli, presidente Confcommercio, oltre allo chef Massimo Bottura. Che più volte ha definito i ristoranti d’Italia come moderne “botteghe rinascimentali”, dove oltre ad economia ed impresa, si fa cultura dei territori. Attraverso il cui lavoro i ristoratori valorizzano anche quello di vignaioli, casari, contadini, agricoltori, artigiani del gusto. Un patrimonio inestimabile, un sistema complesso e delicato, che è un tratto distintivo dell’Italia, che dà lustro al nostro Paese nel mondo, e che è una delle più forti attrattive di turismo. Un sistema che, nonostante questo valore enorme, ha ricevuto poco o niente a livello di ristori (che, nel migliore dei casi, hanno coperto al massimo il 10% delle perdite reali), e che oltre dalle perdite economiche enormi, è spossato dall’incertezza, dovuta alla pandemia, ma anche a normative che sono cambiate spesso, e in modo repentino, e anche contraddittorio. Un sistema che ora, dopo oltre un anno, chiede risposte vere e orizzonti chiari. Perchè il rischio vero è che molti chiudano davvero per non riaprire più. Impoverendo il Paese da un punto di vista economico, culturale e sociale.
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