Obiettivo, costruire “un’alleanza del cibo” tra i Paesi del Mediterraneo, con l’ortofrutta al centro, in un’ottica non più di antagonismo ma di integrazione. Il tutto per creare un vero mercato euromediterraneo, equo, sostenibile e competitivo, sviluppare nuove partnership commerciali per approcciare in maniera sinergica a piazze strategiche per l’export (come il continente asiatico) e rispondere insieme alle sfide del cambiamento climatico. Una “via della frutta” nel sud Europa per vincere le sfide del presente e del futuro. Il messaggio, lanciato da Cia/Agricoltori Italiani, nel convegno “L’ortofrutta nel contesto del Mediterraneo” all’Università degli Studi di Catania, è chiaro.
“Il bacino del Mediterraneo sta assumendo una posizione sempre più rilevante negli scambi comunitari, come nuova macroarea economica dove l’ortofrutta è tra le produzioni essenziali, e in cui l’Italia rappresenta già geograficamente il nucleo centrale. Ora il nostro Paese -sottolinea Cia/AgricoltoriItaliani - può sfruttare questa posizione strategica per essere artefice e protagonista di una nuova politica agricola euromediterranea, forte anche della sua posizione di leadership nel settore, con 1,2 milioni di ettari coltivati a frutta e verdura per 300.000 aziende coinvolte e un valore di 15 miliardi di euro.
Oltre a nicchie di valore aggiunto come la produzione di agrumi biologici, dove l’Italia è prima al mondo, con quasi 40.000 ettari e il 99,9% prodotto nelle regioni meridionali. È chiaro, però, che per fare tutto questo serve, prima di tutto, una revisione degli accordi commerciali bilaterali tra Ue e Paesi Terzi del Mediterraneo (PTM), visto che finora non hanno soddisfatto pienamente l’esigenza di reciproca tutela economica e fitosanitaria, di salvaguardia biunivoca, esigenza ineludibile per prodotti sensibili come gli ortofrutticoli, mancando di garantire concretamente e alla pari tutti i soggetti economici coinvolti”.
Lo scenario delle importazioni europee di ortofrutta è cambiato: il Marocco è passato da 896.000 tonnellate del 2009 a 1,3 milioni di tonnellate nel 2019 (+52%); l’Egitto a quasi 724.000 tonnellate (+40% in dieci anni); la Tunisia a 94.000 tonnellate, (il 7% nel 2019 sul 2009). La pressione sui mercati interni e spesso il crollo dei prezzi, insieme al gap di competitività, rischiano di acuire le contrapposizioni tra i produttori del Mediterraneo.
“Per questo - osserva Cia/Agricoltori Italiani - oggi molti accordi, come quello tra Ue e Marocco, o l’accordo Ue-Egitto, significativi per produzioni come gli agrumi, il pomodoro da mensa, l’uva da tavola, andrebbero costantemente monitorati, valutati nel loro impatto e rivisti, per aggiornarli e soprattutto per consentire di operare in un’ottica di reciprocità e complementarità dell’offerta, non di antagonismo spinto, riducendo le forti differenze anche sul fronte dei costi di produzione e manodopera”. Secondo la Cia sono necessarie nuove relazioni euromediterranee di partnership commerciale e programmazione per approcciare in modo sinergico mercati lontani, in primis quello asiatico. Senza contare che il sistema produttivo ortofrutticolo “allargato” del Mediterraneo affronta sfide analoghe legate all’adattamento e alla mitigazione di cambiamenti climatici, alla riduzione della risorsa idrica, alla degradazione del suolo, all’aggressività delle fitopatie. Sfide comuni che richiedono soluzioni comuni a sostegno degli agricoltori, attraverso l’uso di tecnologia e innovazione e l’adozione di buone pratiche, che il Ciheam di Bari (Mediterranean Agronomic Institute of Bari), coinvolto nell’evento di Cia/Agricoltori Italiani, ad esempio già promuove nell’area mediterranea (irrigazione, gestione avversità colture, agricoltura biologica, agricoltura di precisione...), trovando sinergie anche nella promozione globale di sistemi alimentari e consumo sostenibili basati sulla Dieta Mediterranea.
“L’Italia ha un ruolo strategico nell’area del Mediterraneo non solo per le relazioni legate alla logistica e agli scambi commerciali, che per il settore ortofrutticolo assumono rilevanza sempre crescente -evidenzia il presidente nazionale di Cia/Agricoltori Italiani, Dino Scanavino - ma in quanto promotore di dialogo, di ricerca coordinata, di cooperazione sui temi agricoli, di strategie di filiera, di comuni piani di mercato. Il nostro Paese può diventare davvero il pilastro della valorizzazione dell’ortofrutta, consentendo anche trasferimento di know-how e conoscenze aziendali, in una direzione non più orientata per singoli paesi, ma di macroarea euromediterranea”.
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