Il dimezzamento dello spreco alimentare pro-capite è uno degli obiettivi cardine dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu. Nel mondo, lungo tutta la filiera agroalimentare, vengono sprecati ogni anno 1,3 bilioni di tonnellate di cibo, con una perdita economica complessiva di 800 bilioni di euro (fonte: Crea). Analizzando le singole fasi della filiera, lo spreco a livello domestico risulta avere il maggior impatto negativo soprattutto nei Paesi ad alto reddito. Non più di tanto, però, in Italia: a rivelarlo è lo studio - il primo in Italia in materia, pubblicato sulla rivista internazionale Foods - del gruppo di ricerca dell’Osservatorio sprechi alimentari del Crea, basato sugli ultimi tre anni su un campione di 1.142 famiglie italiane. I risultati dell’indagine hanno evidenziato come il campione analizzato abbia sprecato 399 kg di cibo a settimana, pari al 4,4% del peso del cibo acquistato, con un valore monetario totale dei prodotti alimentari sprecati di 1.052 euro, pari al 3,8% della spesa alimentare del campione.
“Quello che emerge - spiega Vittoria Aureli del Crea Alimenti e Nutrizione e investigatore principale del lavoro - è che in Italia i rifiuti sono completamente inutilizzati o parzialmente utilizzati e che, in generale, tutto il cibo cotto viene consumato, portando a una percentuale generalmente piccola di avanzi”. Tra gli alimenti non utilizzati e scartati, aggiunge Laura Rossi, ricercatore Crea Alimenti e Nutrizione e coordinatrice dello studio, “c’è un fattore importante legato sia al prezzo degli acquisti che al peso degli sprechi: infatti, i prodotti con un alto costo unitario hanno un impatto minore sul peso degli sprechi alimentari, mentre, all’opposto, alimenti a basso costo unitario, vengono gettati via in grandi quantità, un elemento importante da considerare in campagne di sensibilizzazione”. Sui prodotti più sprecati, ossia quelli a basso costo, spiegano i ricercatori del Crea, sarebbe più utile applicare una strategia di vendita, senza aggravi di prezzo, con unità piccole che consentano ai consumatori di sprecare di meno, senza dimenticare l’attenzione agli imballaggi. Un minore spreco a tavola comporta benefici per l’ambiente, sia in termini di risorse, materie prime ed energia.
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