Se in Europa ed in Italia si allarga il fronte dei contrari all’introduzione degli “health warning” sulle etichette delle bevande alcoliche da parte dell’Irlanda, come abbiamo riportato qui, e, sebbene il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida abbia riscontrato un atteggiamento “non ostile” da parte dell’omologo irlandese Charlie McConalogue, che, però, ha sottolineato come la competenza in materia sia del Ministero della Salute, come raccontato qui, continuano a sostenere le loro ragioni, invece, i favorevoli al provvedimento e alla sua idea di base, ovvero che dell’alcol fa male il consumo tout court, e non l’abuso. Irlanda in testa.
Tanto che, secondo l’agenzia Ansa, che cita “fonti diplomatiche irlandesi”, l’iter va avanti. “La decisione di Dublino sulle avvertenze sanitarie sull’etichetta degli alcolici segue una legislazione nazionale del 2018 che ha anticipato la presa di posizione molto positiva della Commissione Ue su una misura analoga nel Piano per battere il cancro, quindi, per noi la mancata opposizione da parte di Bruxelles, rappresenta un altro importante passo per adottare queste norme. Non abbiamo ancora date precise, ma il Governo ci sta lavorando e andremo avanti”, spiegano le fonti. In Italia, invece, dopo i pronunciamenti favorevoli alla via di lottare contro l’abuso, ma non contro un consumo moderato di vino da parte di realtà come Società Italiana di Tossicologia e Società Italiana di Medicina Ambientale, arriva quello netto e secco della Società Italiana di Alcologia, “fondata a Padova il 28 settembre 1979, su iniziativa di un gruppo di operatori (psichiatri, gastroenterologi, medici legali, igienisti, psicologi, enologi, sociologi) che vedevano nell’approccio multidisciplinare la metodologia più adatta per affrontare su basi scientifiche il complesso problema del rapporto uomo alcol”.
“Purtroppo in questi giorni viene, di nuovo e pesantemente, messa sotto accusa la scienza. In un recente convegno promosso da Assoenologi - ha detto Gianni Testino, epatologo e presidente nazionale della Società Italiana di Alcologia - l’alcol viene associato alla salute. È comprensibile. Non solo per motivi economici, ma anche per motivi legati a una consolidata tradizione inducono dubbi sull’evidenza scientifica sul rapporto alcol e cancro. Tali dubbi sono legittimi da parte dei non addetti ai lavori. Non sono legittimi quando questi dubbi coinvolgono i soggetti deputati a diffondere ed applicare le corrette informazioni scientifiche. Per difendere le proprie convinzioni e i propri comportamenti personali si utilizzano tutti i mezzi e le informazioni scientifiche possibili, spostando il problema di base (alcol e cancro) ad altre discussioni. L’etanolo contenuto in tutti i tipi di bevande alcoliche favorisce il cancro. Di questo stiamo parlando - dice Testino - non possiamo pensare che le istituzioni scientifiche del mondo (International Agency for Research on Cancer, Oms, Istituti per la ricerca su cancro di Gran Bretagna, Usa, Francia, Germania, Australia e Italia con l’Istituto Superiore di Sanità) siano costituite da ipodotati. Tali Istituzioni sono portatrici della posizione della comunità scientifica nel suo complesso dopo circa 40 anni di studio e non delle opinioni personali dei singoli ricercatori. D’altra parte i dati parlano chiaro - prosegue Testino - nel 2020, sono stati diagnosticati 10.000 nuovi casi di cancro totalmente attribuibili all’alcol, di cui solo meno di 4.000 attribuibili a forti consumi. Tutti tumori evitabili con una corretta informazione! Per gli addetti ai lavori i legittimi dubbi stanno a zero! D’altra parte la terra non è piatta e i vaccini sono utili!”. Ennesimo capitolo di una storia, dunque, che è ovviamente tutt’altro che vicina alla sua fine.
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