Si attendevano uno scenario diverso gli attori della filiera agroalimentare italiana alle prese, invece, con un inizio 2024 difficile e dallo sviluppo incerto a causa dei contrasti a livello internazionale che rischiano di mettere a dura prova l’export e di far lievitare i prezzi. Cristian Maretti, presidente Legacoop Agroalimentare esprime tutte le proprie preoccupazioni gli effetti della crisi nel mar Rosso e delle guerre Russia-Ucraina e Palestina-Israele. “Le nuove tensioni geopolitiche rischiano di vanificare i buoni segnali del 2023. Lo dicono le cooperative, e lo conferma la nostra Area Studi. Visti gli ultimi anni, un 2024 quanto meno incerto non è una notizia. Ma pur sperando che tutte le incertezze girino al meglio, avremo parecchio lavoro da fare per resistere a nuove tensioni internazionali, ai rischi sui mercati e sui flussi commerciali dei prodotti agroalimentari. Ci aspettiamo, a tutti i livelli, istituzioni politiche vicine e pronte a reagire con forza”.
L’analisi Legacoop mostra, infatti, che, per il 2024, le attese sull’economia italiana sono ritenute stazionarie dal 64% delle cooperative, ma ben il 32% le considera in peggioramento con un sentiment negativo sulla domanda e stabile sull’occupazione. Quanto si prospetta, viene spiegato, è un orientamento al consolidamento delle attività o almeno ad una loro stabilizzazione e la realizzazione di alleanze strategiche e crescita nell’attività. Tuttavia preoccupano in maniera particolare la mancanza di manodopera, i costi energetici ed i costi delle materie prime anche se in miglioramento sul 2023. Restano stabili le preoccupazioni sui tassi d’interessi e liquidità a breve termine.
“Le cooperative associate segnalano l’aumento dei costi nell’utilizzo dei container e dei noli per tutte le tratte. Oltre all’allungamento di una quindicina di giorni dei percorsi da Capo di Buona Speranza con ripercussioni sui prodotti freschi e sulla loro shelf-life”, sottolinea ancora Maretti. Tutto questo dopo aver trascorso un 2023 con la produzione agricola in calo.
Riprendendo i principali i dati preliminari dell’Istat, spiega Legacoop Agroalimentare, si evidenzia come dal punto di vista della produzione agricola di base nel 2023 si siano avuti una riduzione in volume, -1,4% e, ancora più in valore aggiunto ai prezzi base, -2%. In particolare la flessione ha riguardato i volumi di vino (-9,5%), patate (-6,8%), frutta (-5,3%) e olio d’oliva (-5%). Annata favorevole invece, per coltivazioni industriali (+6,2%), cereali (+3,2%) e ortaggi freschi (+2,8%). In calo anche le unità di lavoro (-4,9%)”. Le stime per il 2023 dell’Area Studi evidenziavano per il settore agricolo una graduale mitigazione degli effetti derivanti dall’instabilità dei mercati internazionali delle materie prime agricole e dei prodotti energetici, innescata dal conflitto russo-ucraino. Tuttavia, l’andamento è stato fortemente influenzato dai fattori climatici avversi che hanno caratterizzato gran parte dell’anno. E questo ha compromesso i risultati di molte colture.
Nell’anno che si è chiuso, i prezzi, ancora in crescita, hanno registrato una variazione più moderata rispetto al 2022. L’aumento dei prezzi dei prodotti venduti (+4,2%) nel 2023 è stato più pronunciato rispetto a quello dei beni acquistati (+2,3%), questo ha fatto sì, continua ancora Legacoog Agroalimentare, che si invertisse la tendenza riscontrata nel biennio 2021-2022 quando i rincari delle materie prime agricole e dei prodotti energetici avevano pesantemente influito sui costi di produzione.
“In questo quadro - conclude Maretti - le nostre cooperative agroalimentari hanno evidenziato alcune tendenze interessanti tanto che per quanto riguarda il valore della produzione, il 30% si attende bilanci in crescita e per il 43% in sostanziale stabilità”. Stabile anche l’occupazione, per il 76%, che figura in rialzo per il 15% e in utile per l’87%, anche se l’aumento dei tassi di interesse ha certamente avuto un effetto sulla liquidità che solo dal 58% viene considerata buona.
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