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L’ALLARME

Dalla Sicilia alla Puglia, campagne e allevamenti italiani messi in ginocchio dalla siccità

Coldiretti: nel 2023 è sparito 1 litro d’acqua su 5, con un calo della disponibilità idrica del 18% che pesa su coltivazioni e stalle

Quando si parla di emergenza climatica, ormai, non si può più fare riferimento soltanto ad un fenomeno passeggero. Lo vediamo tutti a colpo d’occhio e, ovviamente, in modo ancora più minuzioso chi, ogni giorno, vive e lavora in campagna contribuendo alla ricchezza dell’Italia. Perché non bisogna dimenticare che, quando si parla di export da record dell’agroalimentare, di prodotti che finiscono nelle tavole in ogni angolo del mondo, tutto parte dalla terra. Ma se qualcosa non cambia, il rischio di abbandono può diventare sempre più concreto, snaturando una tradizione ed un’economia che annoverano il settore primario come un solido pilastro. Il “climate change” non risparmia nessuno, ma c’è chi sta peggio di altri, è il caso delle regioni del Sud Italia. A livello generale, comunque, nel Belpaese lo scorso anno è sparito un litro d’acqua su cinque con un calo della disponibilità idrica del 18% che pesa su coltivazioni e stalle, dove manca foraggio e acqua per gli animali. Tutto questo con un inizio 2024 che si è classificato come il più caldo di sempre, con una temperatura superiore di 1,84 gradi alla media storica. A lanciare l’allarme è Coldiretti sulla base di dati Ispra e Cnr in occasione dell’incontro, oggi, a Palazzo Rospigliosi a Rom, organizzato con Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, ndr) e Fondazione Univerde, per la premiazione del Concorso fotografico “Obiettivo Acqua”.
La situazione è gravissima al Sud dove sono ingenti i danni causati dalla mancanza d’acqua alle coltivazioni e nelle stalle dove gli allevatori sono sempre più in difficoltà nel garantire l’alimentazione degli animali, con i pascoli bruciati e i pozzi secchi per l’assenza di pioggia. In Sicilia il Governo ha decretato lo stato di emergenza. Negli invasi siciliani mancano complessivamente 670 milioni di metri cubi d’acqua (-68%), ben 145 milioni sotto al precedente record negativo, registrato nel siccitoso 2017. Ci sono aree dell’isola dove dall’autunno scorso è caduto il 70% in meno di pioggia sulla media storica secondo dati del Servizio informativo agrometeorologico siciliano (Sias). Ad essere in difficoltà sono tutti i comparti, ma a soffrire di più sono gli allevamenti, emergenza tra le emergenze. Nelle zone interne, spiega Coldiretti, non si riesce più a garantire l’alimentazione delle mucche e delle pecore, con mangiatoie e abbeveratoi vuoti, mettendo a rischio un lavoro trentennale sul patrimonio genetico e sulla biodiversità. Dopo i danni alla raccolta delle arance, la siccità sta devastando anche il grano, con cali in alcune zone che arrivano al 70% del raccolto.
Pozzi artesiani a secco anche in Puglia con gli agricoltori costretti a fronteggiare i prezzi in aumento, mentre sono in sofferenza alberi da frutti, orti e stalle in cui manca il foraggio compreso quello per il fasciato, il fieno umido utile ai cavalli. E sul grano si stima un calo tra il 20% ed il 30% con la situazione più difficile che si registra in provincia di Foggia: si tratta di un problema per l’intera produzione nazionale considerato che la Puglia rappresenta, tradizionalmente, il Granaio d’Italia. Secondo l’analisi Coldiretti la mancanza di pioggia ha comportato una perdita di acqua per gli invasi pari a 118 milioni di metri cubi di acqua e la Puglia ha il triste primato nazionale di essere la regione dove piove meno e, quando succede, l’acqua non viene raccolta per la mancanza di invasi.
Danni anche in Basilicata dove il persistere della mancanza di pioggia ha colpito le coltivazioni di cereali durante la fase di fine accestimento, levata, botticella, spigatura, fioritura e le coltivazioni foraggere. Richiesto lo stato di calamità da Coldiretti Basilicata, e il 16 maggio è stato convocato un tavolo dalla Regione per contrastare una situazione drammatica. Grave siccità anche in Sardegna, dove le zone più colpite sono la Baronia, la bassa Gallura e l’Ogliastra e l’intero Sud dell’isola. Oltre ai danni alle coltivazioni di cereali, frutta e ortaggi, gli allevatori sono in difficoltà ad abbeverare gli animali con gli invasi gravemente in deficit. In tutte le regioni interessate la crisi idrica ha determinato un calo drastico nelle rese di foraggio verde nei pascoli con l’aggravio dei costi per l’acquisto di mangimi necessario a garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle, già in rialzo anche a causa dell’attuale crisi per i conflitti in Ucraina e in Israele.
Una situazione drammatica, dunque, tanto che Coldiretti rilancia la proposta di un piano invasi con pompaggio sul quale sono arrivate le prime risposte nell’ultimo Dl Agricoltura. “Si tratta - spiega l’associazione - di un progetto immediatamente cantierabile per una rete di bacini di accumulo. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere la pioggia e utilizzarla in caso di necessità”. L’obiettivo, ha aggiunto il presidente Coldiretti Ettore Prandini, “è raddoppiare la raccolta di acqua piovana garantendone la disponibilità per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, contribuendo anche alla regimazione delle piogge in eccesso e prevenendo il rischio di esondazioni. Fondamentale in tale ottica il recupero degli invasi già presenti sul territorio attraverso un’opera di manutenzione. Ma dinanzi agli effetti sempre più dirompenti dei cambiamenti climatici occorre anche sviluppare soluzioni di agricoltura 4.0, dagli strumenti di precisione all’intelligenza artificiale che solo per l’irrigazione consentono una riduzione del consumo di acqua stimata tra il 30% e il 40%”.

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