Negli ultimi 6 mesi gli acquisti effettuati dagli italiani sono stati caratterizzati soprattutto dalla ricerca di risparmio e convenienza, necessità, salute e benessere, piacere e gratificazione, ma anche di sostenibilità, con una forte attenzione verso prodotti con caratteristiche di ridotto impatto ambientale (quasi in un caso su 4). Relativamente a quest’ultimo aspetto, tra i fattori determinanti nelle decisioni di acquisto un ruolo di primo piano lo ha giocato il packaging (nel 36% dei casi). Lo rivela uno studio di Nomisma per conto di Gifco (Gruppo italiano fabbricanti cartone ondulato). E, a dimostrazione di una nuova sensibilità nel settore, nasce “Fbca - Food and Beverage Carton Alliance”, la nuova piattaforma industriale nata per dare voce unitaria all’intera filiera dei cartoni per bevande e alimenti, che, in un momento cruciale per il futuro del packaging in Europa, si propone di contribuire attivamente al dialogo normativo, promuovendo soluzioni già operative e sostenibili in linea con gli obiettivi di circolarità, riduzione delle emissioni e tutela delle risorse.
Secondo lo studio di Nomisma, tra le caratteristiche del packaging alle quali i consumatori hanno prestato maggiore attenzione si colloca al primo posto assoluto la praticità e funzionalità, citata dal 56% degli intervistati. Seguono, nell’ordine, resistenza e capacità di proteggere il prodotto da danni fisici (52%), la sostenibilità (48%) e la protezione da contaminazioni esterne (42%). Tra le caratteristiche che contribuiscono maggiormente a rendere un packaging sostenibile dal punto di vista ambientale sono citate ai primi posti la riciclabilità (54%), la presenza di materie prime riciclate (42%), la possibilità di riutilizzo (40%) e la biodegradabilità (36%). Da menzionare anche l’utilizzo di materie prime riciclate e gestite in modo sostenibile (ad esempio, carta e cartone certificate Fsc) e le dimensioni dell’imballaggio proporzionate al prodotto. In merito all’overpackaging, viene associato principalmente a un concetto di spreco e a una scarsa attenzione per l’impatto ambientale: sostanzialmente a un’occasione di mancata sostenibilità. Per quanto riguarda i materiali del packaging secondario percepiti come più sostenibili, gli italiani mettono al primo posto il cartone ondulato, che precede il legno e le pellicole compostabili utilizzate per avvolgere e raggruppare prodotti già confezionati. Per altro, la percezione di sostenibilità del packaging secondario determina anche sensazioni e considerazioni positive sul prodotto contenuto nell’imballaggio in termini di sostenibilità, economicità, elevata qualità, con riflessi diretti sull’azienda, identificata come attenta all’ambiente. In questo scenario di crescente attenzione verso i temi della sostenibilità, la Gdo italiana sta attivando azioni concrete per aumentare il profilo di sostenibilità dei prodotti, ad esempio attraverso una riduzione del packaging primario, secondario e terziario, ma anche facendo ricorso a modelli di produzione più sostenibili e a una riduzione delle risorse utilizzate nei processi.
Nell’ottica di una crescente sensibilità, e in un momento cruciale per il futuro del packaging in Europa, con il regolamento Ppwr (Packaging and Packaging Waste Regulation) che è stato al centro del dibattito politico e industriale, nasce “Fbca - The Food and Beverage Carton Alliance”, con l’obiettivo di rappresentare l’intera filiera dei cartoni per bevande e alimenti, promuovendo raccolta, riciclo e innovazione responsabile. Con sede a Bruxelles e una rappresentanza anche in Italia, l’Alleanza riunisce i principali produttori di cartoni per bevande e alimenti e i loro fornitori di carta e cartone, operando come piattaforma industriale per il dialogo normativo, la cooperazione tecnica e la promozione di modelli di sviluppo realmente sostenibili. Protagonista è l’impianto di Lucart, una delle principali realtà europee nel recupero della cellulosa, che grazie al processo “Post-Consumer Paper and Beverage Cartons Recycling” trasforma i cartoni per bevande e alimenti post-consumo in nuovi prodotti di alta qualità. Una dimostrazione industriale reale di economia circolare applicata, che riduce l’uso di risorse non rinnovabili e supporta un modello produttivo a basse emissioni.
“Il nostro impianto dimostra che il riciclo dei cartoni per bevande è tecnicamente maturo, economicamente sostenibile e ambientalmente vantaggioso. Oggi più che mai, la tecnologia c’è: serve una normativa che la valorizzi e non la ostacoli - commenta Tommaso De Luca, Corporate Communication Manager di Lucart. Con un immesso al consumo in Italia di circa 90.000 tonnellate/anno (fonte: Comieco - Programma Specifico di Prevenzione 2023), i cartoni per bevande e alimenti sono composti in media da circa il 75% di carta, materia prima rinnovabile e proveniente da foreste gestite responsabilmente, e per il restante 25% da plastica (~ 21%) e alluminio (~ 4%), che dà vita al cosiddetto PolyAl, che ha la funzione di sigillare il contenuto e proteggere la sensibilità microbiologica del prodotto.
Il primo passo verso il riciclo è la raccolta. Una volta raccolti, infatti, attraverso il processo di riciclo i materiali che compongono i cartoni per bevande e alimenti vengono separati e impiegati per dare vita ad altri nuovi prodotti. Le fibre di cellulosa vengono pulite, pressate, asciugate e formate in rotoli prima di diventare fazzoletti, carta igienica, tovaglioli e molto altro. Il PolyAl viene invece sminuzzato e trasformato in granuli, per poi essere impiegato nella produzione di pallet, vasi, dispenser e articoli per la casa, solo per citare alcuni esempi.
Secondo i dati di Fbca, l’industria ha già investito oltre 200 milioni di euro in capacità di riciclo dei cartoni per bevande e alimenti e prevede ulteriori investimenti fino a 150 milioni entro il 2027, in particolare per potenziare il recupero del PolyAl, la componente formata da plastica e alluminio.
I cartoni per bevande e alimenti si distinguono per la bassa impronta di Co2; anche grazie alla loro funzione asettica, permettono la conservazione a lungo termine senza refrigerazione, prevenendo gli sprechi alimentari e allungando la “shelf life” del prodotto. Inoltre, grazie alla loro forma godono di un’efficienza di trasporto maggiore, con conseguente riduzione delle emissioni. Ad esempio un camion può essere caricato con all’incirca il 25-41% in più di latte se confezionato in cartoni per bevande piuttosto che in bottiglia. Un vantaggio non trascurabile in termini di sostenibilità e competitività, soprattutto nel contesto degli obiettivi climatici europei.
Il Regolamento europeo sugli imballaggi (Ppwr) rappresenta un passaggio chiave per accelerare la transizione verso la circolarità: senza un quadro normativo certo e completo, si rischia di penalizzare gli sforzi dell’industria, che ha già investito in soluzioni concrete ed efficaci. Con oltre 200 milioni di euro già investiti e ulteriori 120-150 milioni pianificati entro il 2027, l’industria dei cartoni per bevande e alimenti ha messo in campo risorse concrete per rendere il packaging sempre più circolare. In attesa di ulteriori chiarimenti sull’applicazione del regolamento Ppwr, il settore si è già attivato per dimostrare che innovazione, responsabilità e visione industriale possono guidare la transizione, con un approccio strategico e virtuoso di filiera. “I cartoni per bevande e alimenti sono un’efficace soluzione di packaging che garantisce la corretta conservazione di prodotti anche altamente deperibili come latte e succhi di frutta - afferma Micol Bertoni, Public Affairs Director Fbca Italia - la sua bassa impronta di carbonio e la completa riciclabilità ne fanno un imballaggio che risponde all’esigenza di un’economia sempre più circolare. Vogliamo valorizzare ciò che l’industria sta già facendo e lavorare con le istituzioni per una normativa europea coerente, ambiziosa e basata sui dati”.
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