
Mentre i consumi interni in Gdo, termometro per il settore, sono in calo, le esportazioni del vino francese nel primo semestre 2025 “sono sostanzialmente stabili”. A fronte, infatti, di una perdita del -1,8% in volume, l’export in valore cresce del +0,9%, per un totale di 628,2 milioni di litri e un fatturato pari a 5,5 milioni di euro. Sono i numeri analizzati e pubblicati dal Centro studi spagnolo “Del Rey Analists of Wine Market”, che, vista anche l’altalena dell’export vinicolo transalpino (giù durante la pandemia nel 2020, in crescita nel 2021, di nuovo al ribasso tra 2022 e metà 2024 e stabile tra fine 2024 e il 2025) e il contesto di diminuzione del consumo di vino mondiale, valuta “ragionevolmente positivi” i dati delle esportazioni Oltralpe.
Un calo, quello dell’1,8% in volume, che equivale a una perdita di 11,4 milioni di litri entro i quali perdono di più i vini non-spumanti (-3,5%), mentre aumentano il bag-in-box (+8,3%) e gli spumanti (+5,9%). Tra quest’ultimi, spicca l’incremento di quelle Dop che non sono lo Champagne: le prime registrano +19,8% nel semestre, rispetto al +4,6% del secondo.
Per quanto riguarda, invece, la voce del valore (+0,9%), la maglia gialla va ai bag-in-box a +10,8%, con gli spumanti che fanno +1,5% e i non-spumanti in stallo a +0,3%. Il prezzo medio del vino in Francia si attesta sugli 8,80 euro al litro (+2,7%), seppur con grandi differenze, ovviamente, per tipo di prodotto: gli spumanti sono a 19,85 euro/litro (in calo del -4,2%), i non-spumanti arrivano fino a 7,90 euro/litro (in crescita del +3,9%), mentre il bag-in-box si trova in media a 3,11 euro al litro. E tra i non-spumanti, è l’aumento delle esportazioni dalla Borgogna a contrastare il forte calo delle vendite di Bordeaux, in particolare in volume.
Come per l’Italia, anche per la Francia il mercato n. 1 al mondo sono gli Stati Uniti: valgono il 20,7% del fatturato estero dei vini francesi, contro il 12,4% del Regno Unito e il 6,7% della Germania, mentre in volume gli Usa valgono il 14,3% con Germania a 13,5% e Regno Unito a 11,6%. States dove, nei primi 6 mesi 2025, le vendite segnano +6,8% in valore e +2,4% in volume, mentre si registrano cali in Uk - più in valore (-3,5%) che in volume (-0,8%) - e perdite di volume in Germania (-2,7%), sebbene con aumento dei prezzi che consente di accrescere il fatturato in questo mercato del 3,1% nel semestre. Parallelamente si distingue chiaramente un calo delle esportazioni verso Paesi asiatici come Cina, Singapore, Corea del Sud e persino Giappone in termini di volume.
Essendo un’analisi che ha studiato il periodo tra gennaio e giugno 2025, viene spiegato, i dati sull’export negli Stati Uniti mostra sì una crescita in volume negli ultimi mesi (e “straordinaria a dicembre 2024”, ndr), ma che “può essere interpretata come preventiva” dell’entrata in vigore ufficiale dei dazi voluti dal Presidente Usa, Donald Trump. Per quanto riguarda, invece, la nuova regolamentazione fiscale nel Regno Unito per le bevande alcoliche, che vige da febbraio 2025, finora “non sembra aver avuto un effetto chiaro, né particolarmente negativo” per il vino francese e, anche se “i vini rossi e con gradazione alcolica più elevata, risultino più penalizzati”, i dati di questo primo semestre “mostrano una grande stabilità”. A influire positivamente, spiega la ricerca, potrebbe anche essere il fatto che parte di queste esportazioni verso gli Uk avvenga, talvolta, anche tramite il Belgio, da dove si sono registrati aumenti straordinari delle vendite verso il mercato britannico a partire dalla Brexit nel 2021: un fenomeno, quello dell’“export dell’export”, analizzato anche da WineNews, con Giorgio Delgrosso, Head of the Statistics and Digital Transformation Department dell’Oiv-Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino.
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