Da quel Belgio che guarda ai palazzi del potere europeo, Paese celebre anche per la sua produzione di birra e, tra le altre cose, sede dello storico “Concours Mondial de Bruxelles” (e mercato non trascurabile per il vino italiano, che, nel 2023, ha portato nelle casse delle cantine tricolore oltre 235 milioni di euro, secondo i dati Istat, ndr), arriva un’iniziativa legislativa di fortissima restrizione alla pubblicità e alla comunicazione sulle bevande alcoliche, passata un po’ in sordina fino ad oggi, e che, negli effetti e nell’impostazione, sembra andare ben oltre gli “health warnings” introdotti dall’Irlanda nei mesi scorsi, comunque limitati alle etichette. E che arriva direttamente dal “cuore” dell’Unione Europea. Da quanto apprende WineNews, infatti, il Regno del Belgio ha notificato il 19 gennaio scorso alla Commissione europea nel quadro della cosiddetta procedura Tris, il Regio decreto sulla pubblicità delle bevande contenenti alcool (2024/0032/BE). Che, in breve, vede la autorità belghe voler vietare la pubblicità di bevande alcoliche (tutte quelle con una percentuale di alcol superiore allo 0,5%) su tutti i mezzi di comunicazione, fisici e digitali, destinate principalmente ai minori. Ma anche la distribuzione gratuita di bevande alcoliche a fini promozionali o nei ricevimenti, fatta eccezione per le degustazioni.
Più in dettaglio, la volontà è quella di vietare la pubblicità sulle bevande contenti alcol nei 5 minuti precedenti e successivi ad un programma rivolto principalmente a minorenni, su giornali e periodici rivolti soprattutto ai minori, così come per i film al cinema e sui media digitali rivolti principalmente agli under 18. Ma non solo: il Governo del Belgio vuole introdurre un messaggio di avvertenza sanitaria nella pubblicità di bevande alcoliche, prescrivendo che solo il messaggio che sarà individuato dal Ministero della Salute belga potrà essere utilizzato. Tante, ovviamente, le criticità che vengono evidenziate tra i corridoi di Bruxelles, da rumors WineNews. In primis, la ampia definizione del concetto di pubblicità, con la quale si intenderebbe “qualsiasi comunicazione, indipendentemente dal luogo, dai mezzi o dalle tecniche utilizzate, con l’obiettivo diretto o indiretto di promuovere la conoscenza di un marchio o la vendita di bevande contenenti alcool. Ai fini del presente decreto, anche l’apposizione di un marchio o di un logo è considerata pubblicità”. Così facendo, il campo di applicazione della norma diviene pressoché sconfinato, con il rischio che anche un’etichetta o elementi tipici della presentazione di una bevanda alcolica possano rientrare nella definizione di pubblicità e, quindi, obbligati a riportare il messaggio sulle avvertenze sanitarie con potenziali effetti negativi per la libera circolazione dei prodotti nel mercato Ue.
Inoltre, ad oggi, viene considerata imprecisa la formulazione del “divieto di distribuzione gratuita delle bevande alcoliche”. Che, per esempio, potrebbe riguardare anche la degustazione gratuita in una presentazione di prodotti, la fornitura gratuita di prodotti eventi di beneficenza, o anche l’invio di campioni commerciali. Altro aspetto critico, è la formulazione dell’avvertenza sanitaria decisa esclusivamente dal Ministro della Salute, unitamente al divieto di poter ricorrere a qualsiasi altro messaggio equivalente. Senza contare che il provvedimento, se venisse approvato così come è ad oggi, creerebbe anche difficoltà tecniche per il commercio delle bevande alcoliche in Belgio, con le aziende obbligate a produrre materiale ad hoc per la comunicazione nel Paese, che peraltro conta tre lingue ufficiali, che sono olandese, francese e tedesco. Con una norma che, inoltre, andrebbe ancora una volta contro il principio che vorrebbe che i Paesi Ue si astenessero dall’adozione di normative su materie già armonizzate dalla legislazione comunitaria.
Un’iniziativa, dunque, quella del Belgio, destinata nuovamente a far discutere. E che, in ogni caso, va contestualizzata in un quadro in cui la Commissione Ue ragiona da tempo sulla proposta di mettere avvertenze sanitarie obbligatorie sulle bevande alcoliche, per frenare il consumo dannoso di alcol, diffuso soprattutto nel Nord Europa.
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