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CIBO & SALUTE

Alimentazione in ospedale, gli operatori chiedono attenzione a qualità e stagionalità dei prodotti

A Terra Madre “L’alimentazione in ospedale. Quale futuro?”. I dati dello studio nella città di Torino: “l’ospedale ha una responsabilità educativa”

Il cibo, dicono tutti, è un elemento fondamentale della salute delle persone, e tra i primi elementi di ogni cura. Ma, è noto, la qualità dei pasti negli ospedali è decisamente scarsa ed insufficiente, per non parlare poi del gusto. E su questo, è determinante cambiare rotta, perchè, “il cibo ha un’importanza enorme sul benessere del paziente - ha affermato Andrea Pezzana, direttore di Dietetica e Nutrizione Clinica ASL Città di Torino - e risulta ormai evidente la relazione tra la dieta e il percorso di cura di molte patologie. La malnutrizione ospedaliera è ormai riconosciuta in quanto vera e propria patologia che aggrava i motivi di ricovero e allunga il periodo di degenza. Investire su una nuova strategia per migliorare questo aspetto è non solo auspicabile, ma necessario. E per farlo bisogna tenere conto delle esigenze cliniche e culturali di ogni paziente”.
Riflessione che arriva dal convegno “l’alimentazione in ospedale, un nuovo approccio alla ristorazione ospedaliera. Quale futuro?” a Terra Madre Salone del Gusto.
In questo senso, proprio la città di Torino ha sottoposto questionari a migliaia tra pazienti e operatori negli ospedali, dai quali è emersa una sostanziale insoddisfazione in materia alimentare: nell’80,7% dei casi, i pazienti e chi usufruisce delle mense ospedaliere lamentano cibi scotti e poca varietà nella proposta alimentare. Un dato molto interessante che emerge dallo studio è inoltre la richiesta di valorizzare la stagionalità di frutta e verdura. Il 79,5%, poi, ritiene importante l’uso di prodotti bio e a basso impatto ambientale: ad ogni modo l’83,7% presenta un occhio di riguardo per la scelta delle materie prime contro un 39,3% che pone l’accento sull’importanza della quantità delle porzioni. È chiaro quindi che ormai la visione del cibo come mero nutrimento è sorpassata: quella dell’alimentazione è una vera propria educazione, che deve partire dai più piccoli e dai più deboli, come i malati.
“Per noi il cibo e la dieta hanno - ha affermato Marco Storchi, responsabile dei servizi di supporto alla persona AO Sant’Orsola Malpighi di Bologna - un prezioso ruolo di supporto alla cura, non possono sostituirsi a essa ma possono potenziare o depotenziare la terapia. Inoltre, è importante il significato simbolico che ha il cibo per le persone; anche questo incide sul benessere o malessere dei pazienti che se ben alimentati possono ridurre i tempi di degenza e tornare più in fretta alla loro vita”. E ha concluso sottolineando come “il rapporto tra cibo e salute non deve limitarsi solo ai giorni di degenza ma si riferisce piuttosto a un discorso a lungo termine. L’ospedale, quindi, ha anche una responsabilità educativa sui pazienti e deve indirizzarli verso uno stile di vita e un’alimentazione più sana nel quotidiano. E per far questo non basta limitarsi a quanto si è già conquistato”.

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