L’Italia del vino sempre più “China-oriented”: mentre l’Enoteca Italiana sta completando un articolato programma di “educational” per giornalisti provenienti dalla Cina (tra Siena, Firenze, Perugia, Modena e Verona), nel quadro del progetto “Vini Italiani in Cina”, promosso insieme al Ministero dello Sviluppo Economico, Federvini e Unione Italiana Vini, a Vinitaly (Verona, 7-10 aprile), una fitta agenda di appuntamenti con una delegazione ufficiale del Ministero del commercio della Repubblica Popolare Cinese sarà al centro della kermesse per eccellenza del mondo del vino tricolore.
L’Enoteca Italiana ha accompagnato in un vero e proprio viaggio attraverso l’eccellenza enogastronomica italiana una delegazione di giornalisti cinesi tra i più quotati del wine & food del Paese della grande Muraglia: da una troupe di Anhui Television, la più influente emittente televisiva della Cina Orientale, a Radio 105.7 con la sua trasmissione “Rush Hours” in onda da 10 anni e che raggiunge 200 milioni di ascoltatori, ai giornalisti della stampa specializzata di testate come Food & Wine e Wine Magazine.
“In questi ultimi tempi i wine lovers cinesi si sono fatti una bella immagine dei vini italiani - spiega a WineNews Charmy Choy, editor di “Wine Magazine” rivista specializzata edita nel sud della Cina, che tira 140.000 copie - favorita anche dal loro ottimo rapporto qualità/prezzo, determinando una crescita complessiva dell’interesse sui vini italiani. Per quanto riguarda la gamma medio-alta delle etichette tricolori, è ancora molto importante il marchio, la marca - aggiunge Choy - ma anche questo elemento perché sia di successo deve avere una traduzione in cinese facile, che si ricordi agevolmente. Un esempio positivo riguarda il marchio Frescobaldi, che ha in Cina una traduzione breve e molto bella che tutti ricordano e poi imparano ad apprezzare. Le denominazioni italiane - conclude la giornalista cinese - sono molte e per i cinesi, invece, sono difficili da ricordare e da pronunciare”.
“Conosco personalmente molti appassionati di vino - spiega Rong Rong, conduttrice della radio di Shangai 105.7 - Quasi tutti hanno cominciato con i vini francesi però adesso si sono un po’ stufati di questi prodotti. I vini italiani cominciano ad essere una valida alternativa, anche perché hanno nella loro grande varietà un punto di forza, insieme ad un rapporto qualità/prezzo molto più competitivo di quello delle etichette transalpine. Per la massa è sempre più facile seguire un marchio, ma in Cina adesso cominciano ad aumentare gli intenditori di vino - aggiunge Rong - e per loro le denominazioni e le zone di produzione sono più importanti del marchio. Si tratta però di un gruppo di consumatori ancora ristretto, benché sia destinato ad espandersi molto. Certo - conclude la speaker cinese - le denominazioni italiane sono molte e per un cinese sono difficili da ricordare”.
“Il mercato del nord della Cina, quello intorno a Pechino, per intenderci, è un po’ diverso dagli altri - afferma Jin Yanming, corrispondente da Pechino per la rivista internazionale “Food & Wine” - I consumatori sono ancora molto focalizzati sui grandi vini francesi e per quanto riguarda i prodotti più facili su quelli che arrivano dal Nuovo Mondo. I vini italiani non sono ancora molto apprezzati. Tuttavia, le etichette tricolore hanno un grande vantaggio: si abbinano molto bene alla cucina internazionale e, ovviamente, a quella italiana, che in Cina è quella che piace e incuriosisce di più. Poi, è questo è un elemento importantissimo - sottolinea Yanming - si sposano molto bene anche con la gastronomia cinese. In questa fase il marchio ha senza dubbio più peso nella scelta dei vini italiani, perché il consumatore cinese è ancora un po’ disorientato dalla ricchezza di denominazioni dell’Italia e dall’abbondanza di vitigni autoctoni. Con il tempo, però, e con l’aumento dell’informazione e della promozione dell’Italia in Cina - conclude il winewriter cinese - questa fase sarà sicuramente superata e le denominazioni acquisteranno la notorietà e il posto che le spettano”.
Vinitaly, invece, si propone sempre più come ponte di collegamento tra le aziende vinicole italiane e il mercato asiatico, vicino a diventare il primo consumatore di vino nel mondo. Lo testimonia la presenza di una delegazione del Ministero del Commercio per la prima volta in missione ufficiale a un evento legato al vino in Italia, per spiegare le regole di importazione e favorire l’approccio delle aziende italiane al grande mercato asiatico.
Ma a Vinitaly ci saranno anche i colossi cinesi del commercio on-line. Con la diffusione dell’informatica e dei social media, infatti, la vendita al dettaglio del vino trova un canale sempre più ampio attraverso il web e l’e-shop si afferma come alternativa al negozio tradizionale. Si stimano 190 milioni di acquirenti cinesi già attivi sul web e il loro numero è in continua crescita. La loro partecipazione dei grandi nomi dell’e-commerce si inserisce nell’iniziativa Digital Media Technology & Wine Series di Vinitaly International (8 aprile) tre seminari sulla Cina: uno introduttivo sul vino cinese e il mercato degli alcolici (statistiche e nuove normative), con la partecipazione del Ministero del Commercio cinese; gli altri due seminari saranno incentrati sul commercio elettronico, con relatori delle più grandi piattaforme di vendita on-line di vino (YesMyWine, Tmall - Alibaba Group, Mlint Cellars e Vinehoo), e i social media per cercare di raggiungere ed educare i consumatori usando la rete. A completare le iniziative di Vinitaly dedicate alla Cina, la presentazione dell’Hktdc International Wine & Spirits Fair and Hong Kong Wine & Dine Festival che si svolgeranno nel novembre prossimo, di cui Veronafiere con Vinitaly International è partner fin dal 2010 per la promozione del vino italiano.
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