Forse tra i migliori del suo millesimo, che certamente non è stato esente da criticità soprattutto nel suo andamento climatico, il Brunello di Montalcino Montosoli 2017 possiede aromi che partono da una rigogliosa base fruttata per poi svelare tocchi iodati e balsamici, fiori leggermente appassiti, sottobosco e spezie. In bocca, lo sviluppo ha articolazione tannica convincente ed il sorso scorre continuo e sapido, fino ad un finale solido e persistente. Nella storia recente del Brunello, Altesino occupa un posto d’obbligo, di certo nel cuore degli appassionati della denominazione. Bottiglie come, per esempio, Montosoli 1988 restano testimonianze memorabili. Di proprietà della famiglia Gnudi Angelini dal 2002, già in loco con la Tenuta Caparzo e nella sottozona di Vagliagli nel Chianti Classico con Borgo Scopeto, Altesino introdusse nel 1975, nella denominazione del Brunello di Montalcino, che stava cominciando ad emergere, il concetto di vigneto e/o Cru (proprio con il Brunello Montosoli, a fare da riferimento per la sottozona settentrionale), ma anche le prime sperimentazioni effettuate in barrique nel 1979. Oggi questa realtà produttiva - 49 ettari a vigneto per una produzione di 250.000 bottiglie - sembra aver ritrovato uno nuovo smalto, riproponendo i suoi cavalli di battaglia con un piglio sobriamente contemporaneo, senza stravolgere il carattere tipico del Sangiovese di Montalcino.
(are)
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