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CONTROTENDENZA

Altro che sushi, sulle tavole del 75% degli italiani tornano le ricette della nonna

Coldiretti: piatti nati dal riuso e dalla stagionalità, con ingredienti comprati sempre più spesso direttamente dal produttore
Coldiretti, CUCINA DELLA NONNA, Non Solo Vino
Torna di moda la cucina della nonna

Tornano i piatti della nonna sulle tavole di tre italiani su quattro (75%), con le ricette familiari tradizionali che si tramandano di generazione in generazione soprattutto grazie alle figure femminili. Emerge da un’indagine online della Coldiretti, presentata oggi nella Giornata della Cucina Contadina. In cucina si vive così uno storico ritorno della domanda di semplicità e trasparenza, dopo anni di piatti fusion, global, etnici e molecolari. Le ricette della nonna, spiega la Coldiretti, sono quelle che seguono le stagioni, rispettano l’ambiente, non sprecano, recuperano prodotti antichi, aiutano il presidio del territorio e fanno rivivere emozioni e ricordi. Lo dimostra anche il fatto che nell’ultimo anno le ricette della tradizione casalinga sono state le più cliccate dagli italiani sul web, quasi il doppio di quelle vegetariane e largamente davanti a dietetiche, vegane, tipiche, etniche e fusion, secondo un’analisi Coldiretti su dati Google Trends.
Dalla frittata di pasta che recupera gli avanzi del giorno prima al patriottico polenta, radicchio e formaggio imbriago, salvato dalle ruberie dei soldati nascondendolo sotto le vinacce, dal “povero” pancotto con olio, formaggio e rosmarino fino al crostone di primavera con le uova affogate e le prime erbe spontanee di stagione, sono solo alcuni esempi delle migliaia di ricette della nonna custodite gelosamente nelle case degli italiani. Si tratta di menu che, spiega la Coldiretti, derivano spesso da un passato segnato dalla cultura rurale legata al territorio e alla frugalità, che esalta l’abilità ai fornelli. Al primo posto resta però la scelta degli ingredienti, che è tornata ad essere centrale. Non è un caso che nel 2018 quasi sei italiani su dieci (59%) hanno fatto la spesa dal contadino almeno una volta al mese in frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali a chilometri zero direttamente dai produttori, secondo una analisi Coldiretti/Ixé. Dal dopoguerra, mai così tanti italiani hanno acquistato direttamente dagli agricoltori, con una crescita esplosiva nell’ultimo decennio da ricondurre all’attenzione per il benessere e per la salute, ma anche alla sostenibilità ambientale e alla volontà di difendere e valorizzare l’economia e l’occupazione del proprio territorio.
Del resto, oggi sono più di 130.000 le aziende agricole italiane che fanno vendita diretta in maniera prevalente, mentre nei mercati degli agricoltori la spesa degli italiani ha superato i 6 miliardi di euro, secondo Ismea. L’alta qualità dei prodotti, che sono più freschi, saporiti e genuini è la principale ragione di acquisto dal produttore per il 71% degli italiani coinvolti, seguita dalle garanzie di sicurezza e dalla ricerca di prodotti locali che salgono sul podio delle motivazioni davanti alla convenienza economica. Con la spesa dal contadino si trovano infatti prodotti locali del territorio, cosiddetti a chilometri zero, messi in vendita direttamente dall’agricoltore nel rispetto della stagionalità dei prodotti in alternativa ai cibi che devono percorrere lunghe distanze. Oltre a ciò nei mercati contadini è possibile trovare specialità del passato a rischio di estinzione che sono state salvate grazie all’importante azione di recupero degli agricoltori e che non trovano spazi nei normali canali di vendita dove prevalgono rigidi criteri dettati dalla necessità di standardizzazione e di grandi quantità offerte.

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