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ANDREA CAMILLERI: IL NERO D'AVOLA CONQUISTERA' PRESTO IL COMMISSARIO MONTALBANO

Il Nero d'Avola conquisterà presto il Commissario Montalbano, parola di Camilleri. Come in un gioco di specchi, il papà letterario dell'ombroso poliziotto è pronto a far commettere un piccolo "tradimento", tutto familiare, al suo personaggio in nome di una fedeltà più grande, quella alla sua terra. D'altra parte, che il commissario fosse un buongustaio non c'era dubbio. Difficile dimenticare i suoi arancini che, preparati dallo chef Filippo La Mantia, hanno accompagnato oggi la presentazione della rassegna regionale de "I grandi vini rossi siciliani" nella capitale, ed alla quale hanno preso parte siciliani del mondo della cultura e dello spettacolo ospitati per l'occasione nella sicilianissima "La Trattoria". A strappare la promessa allo scrittore è stato l'enologo Gianni Giardina, delegato dell'Onav Sicilia: "Il papà di Montalbano - ha detto Camilleri - produce vino e perciò per bere un bicchiere di Nero d'Avola il commissario si troverà a tradire un po'... ma lo farà lo stessò". Una testimonianza in più della passione per la propria terra e del desiderio di rilanciarla: "Sono sempre pronto - ha proseguito lo scrittore - a presenziare avvenimenti che promuovono i marchi di qualità siciliani. Mi interessa far conoscere ciò che siamo, delle buone persone che cercano di stare al mondo e cercano di far stare al mondo gli altri".
Peccato, però, che Camilleri il vino non lo beva e gli preferisca ormai da decenni la birra. Ma, precisa lo scrittore, dietro si nasconde "un trauma. Era il primo maggio del 1947 ed io avevo festeggiato, perché sono e sono sempre stato comunista. Bevvi molto vino, era una giornata bellissima - riporta alla memoria lo scrittore - Tornato a casa, sentii bussare alla porta: era un compagno che mi dava la notizia della strage di Portella della Ginestra". E così il giovane Camilleri scappò in bagno e, dice scusandosi per il dettaglio assai personale, "detti di stomaco". In bocca e non solo rimase un sapore terribile: "il vino era diventato così amaro che non sono più riuscito a bere", neanche un goccio. E siccome, però, il ricordo del piacere del nettare di Bacco è rimasto vivo, pur non potendolo gustare in prima persona, da allora Camilleri si prodiga per farlo bere "agli altri". Insomma, quello di oggi, fra Camilleri e il Nero d'Avola è é "un incontro fra principi", sottolinea Giardina. Questo rosso siciliano sta, infatti, "riscuotendo un grande successo", a tal punto da essere sempre più minacciato "dalle imitazioni", prosegue l'esperto. Sul fronte delle quantità, poi se è vero che "dei 7,5 milioni di ettolitri di vino che si producono in Sicilia, solo il 25% è rosso", afferma Giardina, "la parte del leone spetta proprio al Nero d'Avola, che rappresenta il 10% dei 145 mila ettari di superficie vitata". Ed il futuro, secondo gli esperti, è più che roseo.

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