Un problema che interessa il mondo del vino a varie latitudini e che rappresenta un’emergenza da risolvere. Il caporalato, riguarda le condizioni lavorative critiche che possono interessare i lavoratori e questo anche in posti di eccellenza dove le bottiglie vengono poi rivendute a peso d’oro. Un caso che sta facendo parlare arriva dalla Francia, dove una coppia di reclutatori di vendemmiatori è stata condannata ad otto mesi di reclusione, con sospensione della pena, per aver fatto lavorare degli stagionali rumeni in “condizioni indegne”. A darne notizia sono vari media francesi, tra cui “Le Figaro Vin”, secondo i quali la coppia, fornitrice di servizi per alcune delle più grandi tenute della Borgogna, è stata giudicata colpevole di “traffico di esseri umani” e di “aver sottoposto persone vulnerabili a condizioni abitative indegne”.
“Trovo questa condanna del tutto ingiusta”, ha reagito il loro avvocato, lasciandosi la possibilità di ricorrere in appello e sottolineando come venga data “la responsabilità dell’hosting solo a questi fornitori, ma anche le proprietà dovrebbero esserci”. Il Tribunale Penale di Digione ha, inoltre, condannato la coppia ad una multa di 5.000 euro e all’interdizione dall’esercizio professionale per un anno. La coppia è stata, però, assolta dall’accusa di “lavoro occulto”. Un intermediario rumeno, che andava a prendere i vendemmiatori nel loro Paese, è stato condannato per “traffico di esseri umani” ad un anno di reclusione con la condizionale semplice e una multa di 5.000 euro.
Il 16 ottobre, nel corso di un processo emblematico delle condizioni, talvolta, antigeniche in cui sono alloggiati i vendemmiatori, il Pubblico Ministero aveva chiesto una pena detentiva a due anni con sospensione della pena per il marito ed a 18 mesi per la moglie; nei confronti dell’intermediario la sospensione condizionale della pena a 15 mesi. Secondo l’accusa, una quarantina di rumeni che lavoravano alla vendemmia 2023 a Meursault (Côte d’Or), uno dei vigneti più prestigiosi della Borgogna dove spesso i “Grand Crus” vengono venduti a centinaia di euro a bottiglia, “erano ospitati in un locale di fortuna con un solo bagno e senza acqua potabile”. La coppia accusata ha assicurato durante il processo di non avere “alcuna possibilità di alloggio” da offrire.
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