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CHAMPAGNE, BATTAGLIA DI CIFRE. PER COLDIRETTI LE FAMOSE BOLLICINE FRANCESI SONO IN CALO DI VENDITE, MA DAL COMITÉ INTERPROFESSIONEL DU VINE DE CHAMPAGNE ARRIVANO DATI DIVERSI: CRESCITA DEL 12% NEL MONDO E DELL’8,8% IN ITALIA

Coldiretti e Assoenologi gioiscono per lo spumante italiano che supera lo Champagne francese, che addirittura definiscono (Coldiretti) in calo del 20% tra il 2000 ed il 2010, sul mercato italiano. Intanto, però, il Comité Interprofessionel du Vine de Champagne (Civc), rappresentato in Italia dal Centro Informazioni Champagne (www.champagne.it), presenta dati di indirizzo opposto, e parla di un aumento delle vendite del 12,4% sul 2009, con 220.128.291 spedite in 180 Paesi. Nel mercato europeo la crescita si fa più sensibile (+22%), e ancor più nei Paesi Terzi (+32,8%). L’Italia aveva importato, nel 2009, 6,8 milioni di bottiglie di Champagne, collocandosi dopo Regno Unito, Stati Uniti e Germania per valore delle importazioni, mentre il primo semestre 2010 vede un incremento dell’8,8%. Particolarmente richieste, nel Bel Paese, le bottiglie di Champagne di pregio: i millesimati, vini ottenuti da uve di una sola vendemmia, rappresentano da soli il 7% delle importazioni e le cuvée speciali, che costituiscono il top di gamma di ogni produttore, detengono il 5% del mercato italiano. Sono i grandi marchi a dominare, nel mercato tricolore, con l’85 % del mercato detenuto dalle Maison, mentre “vignerons” e cooperative detengono rispettivamente il 9% e il 6%. Questi, appunto, i dati del Civc. Che non sono piaciuti al Ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan, che ribatte: “non è vero che lo Champagne scorre come un fiume in piena. Siamo primi nelle bollicine e, se ci fosse più sostegno da parte di Parlamento e Governo, probabilmente anche il Pil andrebbe meglio”.

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