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EXPORT AGROALIMENTARE

Coldiretti: con la Brexit senza accordo tornano i dazi, che minacciano l’export agroalimentare

Dopo il record del made in Italy nel 2018 in Gran Bretagna, a 3,4 miliardi di euro, tasse all’import per il 18% dei prodotti
BREXIT, Coldiretti, MADE IN ITALY, Non Solo Vino
Con la Brexit, pericoli per l’export agroalimentare italiano

La paura della Brexit fa volare le esportazioni di prodotti alimentari made in Italy in Gran Bretagna, cresciute nel 2018 del +17,3%. Una vera e propria corsa agli acquisti per fare scorte di cibo e bevande italiane, per il timore dell’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi con lo scadere del termine del 29 marzo. È quanto sostiene un’analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero, che a gennaio fanno registrare Oltremanica un balzo record per l’alimentare tricolore, che raggiunge i 243 milioni di euro in un solo mese. Dal Prosecco al Grana Padano fino alle conserve di pomodoro gli operatori italiani segnalano un forte aumento degli ordini per consegne entro il mese di marzo con il rafforzamento dell’ipotesi dell’uscita dall’Unione Europea senza accordo.
Per quanto le trattative per l’uscita dalla Ue siano da tempo arenate sugli scogli della discussione parlamentare, con Londra che otterrà, con ogni probabilità, una dilazione di qualche mese sulle tempistiche della Brexit, è bene ricordare, come fa la Coldiretti, che dal momento dell’uscita dall’unione doganale, dazi di 24,9 euro al quintale sono pronti a scattare sulle importazioni di tutti i tipi di formaggi grattugiati, che colpiscono in particolare le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in busta e barattolo, del nuovo regime tariffario UK all’importazione, ma a preoccupare sono anche le condizioni favorevoli previste per le importazioni da Paesi extracomunitari. Per i Paesi non membri dell’Ue la quota di esportazioni verso il Regno Unito non soggetta a tariffe aumenterebbe infatti dall’attuale 56 al 92% mentre per i beni in arrivo dall’Unione Europea, che attualmente sono tutti esenti da dazi, con il nuovo regime entrerebbe liberamente in Gran Bretagna solo l’82% dei prodotti. Un quadro che metterebbe a rischio anche i 3,4 miliardi di euro di export agroalimentare made in Italy che ha raggiunto nel 2018 il record storico.
Senza accordo, continua la Coldiretti, un problema riguarda anche la tutela giuridica dei marchi con le esportazioni italiane di prodotti a indicazione geografica e di qualità (Dop e Igp), che incidono per circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare made in Italy, e che senza protezione europea rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da paesi extracomunitari. Dopo il vino, che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal boom del Prosecco Dop con 348 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro con 234 milioni, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva.
“La mancanza di un accordo è lo scenario peggiore perché rischia di rallentare il flusso dell’export, ma a preoccupare è anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane - commenta il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - e un esempio è l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente quasi l’85% del made in Italy a denominazione di origine”.

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