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AGRICOLTURA

Coldiretti incontra Salvini: made in Italy va sostenuto, meno burocrazia per rilanciare i consumi

Sul salario minimo c’è sintonia con la posizione espressa da Confagricoltura: sarebbe una distorsione competitiva del mercato del lavoro
Coldiretti, ETTORE PRANDINI, MATTEO SALVINI, Non Solo Vino
Ettore Prandini, presidente Coldiretti

Per sostenere crescita e nuove opportunità di lavoro occorre investire sulla competitività del made in Italy, a partire dall’agroalimentare, che è un elemento di traino per l’intera economia in Italia e all’estero. Così il Presidente Coldiretti, Ettore Prandini, nell’incontro al Viminale con il Vicepremier Matteo Salvini. Al centro, un pacchetto di misure su cui da tempo Coldiretti ha rivolto la propria attenzione: dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine in tutti gli alimenti al superamento del segreto di Stato sulla destinazione delle importazioni agroalimentari; dallo sblocco delle infrastrutture per favorire il trasporto delle merci alla revisione degli accordi di libero scambio sulla base di principi di equità.
Un tema centrale è stato quello del lavoro. “La riduzione del cuneo fiscale per abbassare il costo del lavoro rappresenta - sostiene Prandini - un obiettivo condiviso per destinare il risparmio ottenuto ai lavoratori che potrebbero così avere più risorse da spendere per i consumi innescando un moltiplicatore della ricchezza che serve alla ripresa. Mentre il salario minimo sarebbe una distorsione competitiva del mercato del lavoro che rischierebbe di danneggiare l’Italia senza una dimensione almeno europea”. Una posizione, quest’ultima, che va a braccetto con quanto espresso da Confagricoltura. “La crescita - precisa Prandini - va ricercata sul mercato dove occorre dare ai consumatori la possibilità di scegliere consapevolmente e sostenere il lavoro e l’economia nazionale con un sistema di etichettatura chiara che impedisca di spacciare come Made in Italy prodotti che inquinano, sfruttano il lavoro minorile e sono pericolosi per la salute che spesso arrivano in Italia grazie agli accordi agevolati dall’Unione Europea come nel caso dell’accordo di libero scambio con il Mercosur”.
Per i mercati esteri Coldiretti ribadisce l’importanza di valorizzare il ruolo e il lavoro dell’Ice (Istituto per il commercio estero) a sostegno delle vere produzioni Made in Italy, un comparto che vale 205 miliardi e pari al 12% del Pil con 41,8 miliardi di euro di esportazioni e 1,3 milioni di addetti a livello nazionale. “In un momento difficile per l’economia - conclude Prandini - bisogna snellire la burocrazia semplificando ad esempio i termini autorizzativi per nuove produzioni come il biometano, è necessario ridurre i costi per le imprese e puntare sull’alternanza scuola lavoro per una reale formazione dei giovani per colmare il divario con il resto della Ue”.

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