Negli ultimi anni i fattori determinanti per il successo della comunicazione del vino sono stati diversi: in primo luogo la scienza, grazie al fatto che serie e rigorose ricerche in tutto il mondo hanno dimostrato che un consumo moderato e consapevole di vino fa bene alla salute e costituisce un fattore di prevenzione per numerose patologie. A questo importante elemento di promozione si è aggiunta la grande ristorazione italiana nel mondo, che ha contribuito a diffondere e far conoscere le produzioni agroalimentari d’eccellenza del nostro Paese. Non dimentichiamo naturalmente l’importante ruolo ricoperto dalla stampa non specializzata (quotidiani e magazine di attualità), che dalla fine degli anni ’80 ha dimostrato un crescente interesse per il vino, fino ad allora un argomento relegato alla stampa di settore. Ci sono state poi le aziende, ovvero le decine di grandi e piccole cantine che, molto più degli enti pubblici, negli ultimi 15 anni hanno investito ingenti risorse per la qualità, la ricerca e la promozione del vino, accollandosi l’onere di far conoscere in giro per il mondo il made in Italy. Infine è stata molto importante l’opera di Slow Food, un movimento che dal nulla ha creato una vera e propria “filosofia di vita” che prima non esisteva e che ora coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, contribuendo a diffondere la conoscenza e l’amore per il vino.
Ma arrivati a questo punto, quali sono le azioni da intraprendere in futuro per la comunicazione del vino? Occorre puntare l’obiettivo soprattutto sull’educazione, facendo in modo che il “wine & food” arrivi al mondo delle scuole. Non è ormai più sufficiente l’approccio di tv e giornali, che si limitano a fare informazione. Bisogna invece educare fin da piccoli i bambini all’importanza della corretta alimentazione, legandola ai valori dell’ambiente e della natura, facendoli riscoprire i ritmi delle stagioni. Come studiano educazione civica, a scuola i bambini dovrebbero studiare educazione alimentare. In secondo luogo, bisogna smettere di sprecare risorse per una serie infinita di inutili eventi, e invece consentire alle cantine di presentarsi al meglio sui mercati internazionali. Si deve tornare alla figura dell’imprenditore con la valigia, che prendeva i suoi vini e li portava personalmente in giro per il mondo: è importante tornare a battere a tappeto tutti i mercati, sia quelli consolidati sia quelli che diventeranno importanti nei prossimi anni. Le azioni di marketing devono essere più mirate: meno “chiacchiere” e più sostanza. Infine, potrebbe essere utilizzata la grande ristorazione made in Italy nel mondo e gli Istituti di Cucina Italiana per fare formazione all’estero degli addetti ai lavori.
Ma cosa significa oggi fare comunicazione del vino? Chi se ne occupa professionalmente deve imparare a mettersi dalla parte di chi ascolta, utilizzando un linguaggio che non sia né troppo semplicistico - come spesso si vede in televisione nei programmi di intrattenimento - né troppo tecnico, come quello di certa critica enologica. Si tratta in fondo di ritrovare un minimo di buon senso. E’ arrivato il momento di una campagna di promozione del vino promossa da coloro che sono i più importanti referenti istituzionali del nostro Paese, ovvero il Ministero delle Politiche Agricole e il Ministero della Salute. E’ ormai infatti ampiamente dimostrato da numerose ricerche internazionali che il vino, se bevuto in dosi giuste e moderate, fa bene alla salute. Perché dunque non promuovere e raccomandare un suo corretto consumo, con un appello utile sia in chiave salutistica che in chiave di stimolo ai consumi, che negli ultimi anni sono calati sensibilmente in Italia? L’obiettivo è riunire ad uno stesso tavolo non solo i produttori del made in Italy, ma anche gli scienziati che da anni si esprimono favorevolmente sulle proprietà salutistiche del vino: da questo incontro può scaturire una campagna di comunicazione chiara e mirata, che con l’avallo di medici e nutrizionisti ponga l’accento sui vantaggi di un consumo corretto di vino.
In conclusione, una campagna in tandem tra i due ministeri può ottenere il doppio risultato di educare ad un consumo consapevole del vino - magari a favore di altre bevande meno “salutari” e non appartenenti alla nostra tradizione alimentare - e allo stesso tempo servire da stimolo per una ripresa dei consumi nel nostro Paese.
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