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CAMPO SUGHERA

Dalla Mosella a Bolgheri, questione di geologia: Campo Sughera, la boutique winery degli Knauf

Arrivati per costruire pannelli in cartongesso nel 1998, i cugini Isabel e Frederick Knauf sono rimasti conquistati da Bolgheri, la Bordeaux del Medit
BOLGHERI, CAMPO SUGHERA, KNAUF, MOSELLA, Italia
Isabel e Frederick Knauf di Campo Sughera

Da una parte, le colline della Mosella, costeggiate dal Reno, territorio d’elezione del Riesling tedesco, dall’altra, a due passi dal mare, Bolgheri, dove nascono le etichette italiane più conosciute al mondo: ad accomunarli, l’unicità dei terreni, a dividerli, 800 chilometri di distanza, simbolicamente azzerati dalla famiglia di imprenditori tedesca Knauf, nel vino già da mezzo secolo, con vigneti di proprietà non solo in Mosella, ma anche ad Iphofen, in Franconia, dove ha sede l’azienda di Isabel Knauf, geologa, e del cugino Frederick Knauf. Proprio la geologia, in un certo senso, ha portato i Knauf a Bolgheri più di vent’anni fa: ad attirarli, però, non è stato il vino, ma le vicine cave di gesso, fondamentali per mettere su un’azienda di pannelli in cartongesso. E ancora la geologia ha svelato a Isabel Knauf la ricchezza di un suolo unico, decisamente più vicino a Bordeaux che alla Mosella, conquistandola. È così che, nel 1998, nacque Campo Sughera, boutique winery tra le grandi griffe di Bolgheri, con un obiettivo ben preciso: fare dell’eleganza e dell’avanguardia la propria cifra stilistica, attraverso il lavoro dell’enologo francese Stéphane Derenoncourt
“È stato amore a prima vista - ricorda Isabel Knauf - un vero colpo di fortuna, perché la qualità del terreno è ideale per raggiungere il nostro obiettivo, quello di produrre vini eleganti, fini e dall’identità inconfondibile. Come per la scelta dell’ubicazione delle nostre cave di gesso, tutto ruota intorno alle potenzialità del suolo anche quando si tratta di vino. Qui i suoli sono di origine alluvionale, leggeri e multistrato, intervallati da strati sabbiosi e con un solido fondo argilloso in profondità. Le migliori condizioni per produrre i Bordeaux del Mediterraneo”. Puntando su un team internazionale che segue il metodo “médocaine”: i vigneti hanno un’alta densità d’impianto, combinata ad una bassa altezza delle viti, e gli stessi vitigni sono stati divisi in micro parcelle. Le uve vengono raccolte rigorosamente a mano, puntando ovviamente su basse rese ed alta qualità delle uve, ed anche in cantina si lavora senza vincoli di tempo.

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