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Dalla ricerca di Crea e Consorzio Nuvaut nasce Maula: l’uva da tavola italiana, precoce e senza semi

Il programma di miglioramento genetico del Centro di Turi ha l’obiettivo di produrre varietà resistenti al cambiamento climatico e di lunga shelf life
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Maula: l’uva da tavola italiana, precoce, e senza semi di Crea e Consorzio Nuvaut

Il settore dell’uva da tavola italiana ha avviato, ormai da tempo, un processo di innovazione e ricerca per affrontare le esigenze imposte dalla particolare situazione climatica e che ha portato a numerosi test per la produzione di varietà più resilienti rispetto al clima sempre più caldo ed ai terreni sempre più aridi. E tra i risultati più importanti, come abbiamo raccontato su WineNews, c’è Maula, l’innovativa varietà d’uva da tavola realizzata in Puglia, grazie ad un progetto dell’Istituto di viticoltura del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) in collaborazione con il Consorzio Nuove Varietà Uve da Tavola (Nuvaut), costituito da ben 23 aziende del territorio. Il programma di miglioramento genetico del Centro di Turi, a Bari, di cui fa parte ha l’obiettivo di produrre uve al 100% italiane e apirene (ossia senza semi, caratteristica molto gradita all’estero ed in gran crescita anche in Italia), in grado di resistere alla scarsità idrica e agli stress biologici, con una lunga shelf life che ne permetta l’esportazione in nazioni anche molto lontane.
In particolare, per il professor Bruno Mezzetti, docente di Breeding e biotecnologie delle colture frutticole dell’Università Politecnica delle Marche, “la genetica ha permesso fin qui di creare acini più grossi e senza semi (partendo dall’antica varietà persiana apirena, l’uva sultanina), con una maggior gradazione zuccherina, un aroma di Moscato e diverse colorazioni. Ma un altro carattere chiave per migliorare le cultivar è la precocità di maturazione”. Una caratteristica che sicuramente caratterizza la varietà Maula: si pensi che, se normalmente la raccolta delle uve pugliesi avviene alla fine di giugno, per questa particolare tipologia era cominciata già dal 13 giugno, pur mantenendo una buona qualità ed una prolungata shelf life. “L’obiettivo - spiega il professore - è anticipare la produzione e adattare le viti ad ambienti climatici sempre più caldi, dato lo scenario di riscaldamento climatico che si prospetta anche in Italia”.
Il progetto ha permesso di testare, direttamente nelle aziende del Consorzio Nuvaut, ben 36 varietà di uve diverse, tra le quali, grazie alle sue numerose qualità, Maula è da subito spiccata. Per il presidente Crea Andrea Rocchi, “l’uva senza semi tutta italiana è una storia esemplare di innovazione, che vede insieme, pubblico e privato, a beneficio di produttori e consumatori. Si tratta di un prodotto che prima si poteva trovare solo in varietà straniere e che ha saputo coniugare le esigenze del consumatore contemporaneo con la qualità di sempre, tutelando al tempo stesso il reddito di chi la produce”.

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