Si chiama Dionisia, è bella, elegante e ha nobili origini cinesi. Non è l’ultima starlet che affolla i palinsesti televisivi ma una rosa, precisamente una Chinensis Mutabilis, creazione della Barni di Pistoia per le “Donne del Vino”. L’associazione, nata nel 1988 e forte di cinquecento iscritte in tutta Italia (condotte da Giuseppina Viglierchio, manager di Castello Banfi), aveva annunciato a Vinitaly di aver affidato al vivaista toscano la creazione di un ibrido di rosa, capace di portare un tocco di grazia femminile al vigneto, simboleggiando nel contempo la presenza di una “Donna del Vino”, e di adempiere a un'importante funzione segnaletica. “La rosa è molto suscettibile all’oidio - dice Chiara Lungarotti, una delle giovani donne del vino ed agronomo nell’azienda di famiglia a Torgiano - e ne viene colpita qualche giorno prima della vigna. Osservando le sue condizioni è possibile intervenire per tempo e nel modo più opportuno”. Un allarme “silenzioso” molto efficace, considerato che l’oidio si previene con qualche difficoltà con i soli dati della capannina metereologica. Nel caso di Dionisia, poi, un fiore particolarmente intrigante, capace di modificare il colore dei suoi petali man mano che si schiude, per trasformarsi da giallo brillante in rosso carminio. Mutevole - anzi, meglio - versatile, proprio come l’animo femminile.
Francesca Facchetti
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