Che il mercato dei fine wines, in questa prima parte di 2023, sia in una fase quanto meno riflessiva, e leggermente negativo, dopo i boom del 2021 e del 2022, lo abbiamo raccontato nei giorni scorsi, analizzando i numeri del Liv-Ex. E un’ulteriore conferma di un periodo non proprio scintillante arriva anche dall’analisi di Cult Wines, società inglese di investimenti in vino, che ha 290 milioni di sterline e 1,2 milioni di bottiglie di vino in gestione. Che rileva come, in questa peculiare fase economica, il suo “Cult Wines Global Index”, da inizio 2023, sia in calo del -0,84%, in netta controtendenza rispetto ad indici borsistici “classici” come l’S&P 500 (+9,17%) o il FTSE100 (+7,09%), ma anche rispetto all’oro (+9%), per non parlare dei “volatilissimi” Bitcoin (+76,8% da inizio 2023).
“I dati positivi sulla crescita economica negli Stati Uniti, nell’Eurozona e nel Regno Unito hanno ridotto i timori di recessione globale. Questo ha dato una spinta ai mercati azionari che hanno proseguito il rimbalzo iniziato a fine marzo. Anche l’inflazione è diminuita nella maggior parte delle principali economie a causa del calo dei prezzi dell’energia. I mercati – spiegano da Cult Wines - si aspettano ancora che la Federal Reserve statunitense aumenti i tassi a maggio, prima di fare una pausa e poi potenzialmente abbassarli nel corso dell’anno. Le banche centrali in Europa e nel Regno Unito probabilmente attueranno altri rialzi a causa dei tassi d’inflazione di base ostinati”.
E tutto questo, dunque, sembra giovare più agli investimenti su asset finanziari e produttivi classici, rispetto a quelli su un bene alternativo e complementare come il vino. In ogni caso, non mancano ovviamente vini che hanno visto crescere il suo valore. E così, pur con un mix di annate diverse, secondo i dati di Cult Wines, da inizio anno, il “top performer” è l’Artadi di Pagos Viejos, dalla Rioja, che vede le proprie quotazioni in crescita del 29,8%; appena qualche decimale sul Guidalberto della Tenuta San Guido, che fa più 28,6%, ed è considerato sempre più un oggetto di investimento più che un’alternativa, un “secondo vino”, sul più celebre Sassicaia. Sul podio, anche lo Champagne, con il vintage di Billecart-Salmon, a +22,6% da inizio anno.
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