Quando si pensa ai cambiamenti climatici, il primo e preponderante aspetto che viene in mente è il global warming, o riscaldamento globale che dir si voglia. Ed è in effetti la conseguenza potenzialmente più disastrosa, per l’ambiente e per l’uomo, legata al livello di emissioni di biossido di carbonio (CO2), che negli ultimi due secoli ha raggiunto picchi mai visti prima. E che, nel 2050, come raccontano le drammatiche previsioni della Commissione Europea, potrebbero portare ad un aumento delle temperature medie di due gradi, con effetti devastanti anche per il vino. Già, perché ogni coltura, con il mutare delle condizioni ambientali e climatiche, reagirà in maniera diversa, e sarà importante, oltre a combattere il global warming, non farsi trovare impreparati. In questo senso, è interessante la sperimentazione della Hochschule Geisenheim University, scuola di scienze tedesca focalizzata sullo studio dell’agricoltura, che sulle rive del Reno, la zona più vocata del Paese, terra dei più grandi Riesling del mondo, ha ricreato un vero e proprio ecosistema, su cui da anni studia gli effetti dell’anidride carbonica sul vigneto, concentrandosi su due varietà in particolare, Riesling e Cabernet Sauvignon. I risultati sono ancora preliminari e, quindi, da prendere con le pinze, ma i primi effetti sono quelli di grappoli più grandi e succosi, che perciò assorbono una quantità maggiore di acqua, in un ambiente che, proprio a causa delle maggiori quantità di CO2 diventa perfetto per la crescita e la riproduzione di parassiti assai pericolosi per la vite. Nel bicchiere, invece, il vino non sembra soffrire dei picchi di CO2, “sparata” tra i filari da una serie di turbine, ma il mondo produttivo è tutt’altro che tranquillo.
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